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Harry Brown

Regia di Daniel Barber vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su Harry Brown

di Marcello del Campo
6 stelle

locandina

Harry Brown (2009): locandina

 

Ricordate Alex di Arancia Meccanica? Appena diventato buono dopo la Cura Ludovico, il nostro ‘eroe’, teppista beethoveniano, subisce la logica del contrappasso: un gruppo di vecchiacci si vendica di preterite bastonate subite dal branco quando Alex era cattivo. Diventato mansueto come un agnello, mentre attraversa la galleria, quelli lo pestano a sangue, “era la vecchiaia che si vendicava della gioventù”, diceva sconsolato Alex.

È passato mezzo secolo da allora, i sobborghi di Londra sono abitati da ragazzi tanto violenti che i vecchi drughi di Arancia sembrano usciti da libro Cuore. E quel che è strano è il fatto che in uno degli enormi caseggiati abitano poveracci che hanno educato una prole maldestra che si fa di ogni droga a portata di bocca e di vena e sfoga l’istinto brutale su cose e persone che gli si parino davanti – soprattutto di notte.

Fin qui ci siamo: vita lorda di spossessati, delinquenti, spacciatori.

Ma che ci abita a fare in uno di quei casermoni Mr Harry Brown (Michael Caine), vetusto, ancorché in forma, pensionato marine? Perché non ha scelto una magione al centro cittadino, i soldi dovrebbe averceli, lui che è un pluridecorato che ha fatto l’eroe nell’Irlanda del Nord (immaginiamo da che parte stava).

Mistero: non rimane che pensare che il regista Daniel Barber lo abbia allocato nell’inferno del ghetto per fargli fare il giustiziere della notte, versione hard del primo plurimedagliato Bronson.

Non si spiega altrimenti, è la logica del cinema securitario di mettere una tigre nel motore infero dei sobborghi.

Mister Brown è un buon’uomo, ha una moglie, l’amico Len (David Bradley), un pub nel quale si diletta a giocare a scacchi con Len, insomma vita da pensionato. 

Fin qui, tutto bene: sempre che Harry torni a casa prima che sia notte, perché al calare delle tenebre, le strade sono impraticabili, la violenza giovanile dilaga, furoreggia, lascia vittime sull’asfalto.

Non sono fatti miei, pensa Harry, spiando dalla finestra il traffico lercio all’esterno e scuotendo il capo per lo slang più depravato che il cinema ci abbia mai fatto udire, – giù sulle strade di fuoco.

 

Questo è Harry, questa è la vita infernale dei budelli della capitale.

 

Fino a quando le gang giovanili, che tra parentesi non hanno mai letto Diario della guerra al maiale di Adolfo Bioy Casares non decidono di decimare un po’ di avanzata vecchiezza.

La prima a lasciare le penne è la moglie di Harry, colpita da arma da fuoco da un gruppo di devastati giovinastri craccati.

Harry è solo, accarezza il cuscino della moglie Kath, medita, va in chiesa, al cimitero, piange. Gli resta Len, l’amico degli scacchi, un vecchio mal portato che somiglia spiaccicato al Citto Maselli fulvocrinito.

Len è ossessionato, quei teppisti mi vogliono fare la pelle, dice a Harry, quasi quasi mi porto appresso questo pugnale – lo mostra all’amico, – vedranno con chi hanno a che fare. Harry lo dissuade, quelli gli fai un baffo, gente violenta, dice. Infatti, il giorno dopo il povero Len è sul tavolo dell’obitorio, – letteralmente bucherellato.

A questo punto Mr. Brown sfodera il vecchio marine che è in lui e si prepara alla vendetta.

Annoto, en passant, che, mentre Harry Callaghan è diventato un grande regista, Michael Caine, per questioni alimentari è diventato un giustiziere della notte del terzo tipo.

La vendetta è un piatto che si serve caldo: Harry ha ottant’anni ma si muove come un trentenne; certo l’enfisema è in agguato, in agguato è anche il timore che l’investigatrice Alice Frampton (Emily Mortimer) che si occupa del caso “moglie di Brown-Len” venga a capo delle stragi che il pensionato-marine sta commettendo con il bagaglio dell’esperienza irlandese, ma a porre un freno al garantismo della donna è il capo della polizia: “In fondo il vecchio ha ripulito il quartiere”, cerca di spiegare. “ci ha fatto un favore!”. 

Regista alla prima esperienza (e speriamo ultima) Daniel Barber ci regala l’ennesimo ‘film di difesa’, limaccioso, con psicologia spicciola incorporata, senza che dica una parola su come si sviluppa la violenza estrema nelle periferie urbane, con una cattiveria rara anche nei film di questo filone, con un Michael Caine al minimo sindacale, una Emily Mortimer svogliata e una regia rozza come la sceneggiatura di Gary Young, autore dell’inedito The Tournament (regia di Scott Mann, 2009).

Speriamo che ai ministri leghisti e a tutti i forcaioli del governo italiano sfugga questo ‘prezioso’ manuale di autodifesa ronda-solitaria: in una eventuale elezione potrebbero fare il pieno di voti giustizieri. 

Su filmTv-rivista qualcuno (Gervasini?) ha scritto che Harry Brown è un buon ‘film di vendetta’. Fate voi. Intanto la redazione dovrebbe aumentare le stellette ai film di Michael Winner, a questo punto merita almeno l’onore del primato (o del primate?).

Le tre stelline sono un omaggio al grande vecchio di Ipcress un film che adoro.   

      

Harry Brown (2009): Trailer Originale

 

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