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Il marchio di Kriminal

Regia di Fernando Cerchio vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su Il marchio di Kriminal

di Marco Poggi
4 stelle

Per l'inaspettato secondo film su Kriminal, Umberto Lenzi lascia il posto di regista a Fernando Cerchio (e Nando Cicero) che la butta sul ridere e sulla farsa. Non c'è pace per il re del delitto, perché se nel primo film tutto pareva un funereo e spento fotoromanzo in moviemento, qui si ride anche involontariamente.

Secondo ed ultimo capitolo delle avventure del Kriminal cinematografico, qui sulle tracce di due dipinti scomparsi rintracciabili grazie ad una mappa divisa in quattro parti, inserite singolarmente in quattro statue di budda identiche. Fernando Cerchio aggiunge molte risate, forse troppe, al film, che sembra più la parodia del lungometraggio precedente che il suo seguito ideale. Glenn Saxson indossa nuovamente il "completino da trapassato" dell'anti-eroe di Magnus & Bunker, ma è meno impacciato del primo film. Ammazza le sue complici con più ironia, seduce una bella truffatrice spagnola, nuovamente Helga Linè (già vista nel film precedente in altro ruolo), sfidandola a riconoscerlo durante una crociera di una nave diretta in Libano. E per poco non gioca un brutto tiro a Milton, il suo acerrimo nemico in procinto di sposarsi con una bruna Gloria Farr (anche se nel film precedente e nel fumetto è bionda), mentre nell'incipit, si diverte a provoocare sincopi cardiache a delle anziane vecchiette, fingendosi il direttore della casa di riposo "Villa Serena". Troppe risate, ripeto, poca azione e nessun avversario veramente notevole (se non l'ispettore Milton, reinterpretato con molta più gigioneria da Andrea Bosic). Saxson gioca a fare Roger Moore, mentre l'azione a volte si ferma per trasformarsi in tavola a fumetti, ma anche questo film dimostra che Kriminal, famosissimo all'epoca, è più appassionante leggerlo nei fumetti che vederlo al cinema. Dopo questa performance, infatti, Kriminal tornò solo sulla carta, fino alla chiusura del suo albo nel 1974.

 

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