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L'ultima carica di Ben

Regia di Phil Karlson vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su L'ultima carica di Ben

di Marcello del Campo
6 stelle

locandina

L'ultima carica di Ben (1972): locandina

Scene raccapriccianti dai sottosuoli.

 

Meno fortunato di Don Siegel o di Sam Fuller,  - tirati dal dimenticatoio negli anni in cui è venuta meno la discriminante zdanoviana della critica italiana Aristarco-Della Volpe -,  Phil Karlson è un regista di serie “b” (nel senso di registi non emergenti - vedi Godard o Truffaut o i Cahiers per mettere a fuoco questo tipo di cinema); il suo è un cinema sbrigativo e senza fronzoli che si inserisce a pieno diritto nei crime-movie per un pugno di opere notevoli: Dark alibi del 1946, Il quarto uomo (Kansas City Confidential, 1952), La città del vizio (The Phoenix City Story, 1955), Quarto grado (Tight Spot, 1955), I fratelli Rico (The Brothers Rico, 1957), FBI contro AI Capone (The Scarface, 1962), negli anni Settanta firma la regia di Un duro per la legge (Walking Tall, 1973), un gangster-film che la critica specializzata (Gabree, Clarens, Venturelli) ritiene al’altezza del Braccio violento della legge (French Connection) di William Friedkin. Probabilmente ha nuociuto a Karlson il fatto di avere costruito un cinema sotto le righe, ‘convezionale’ e di mestiere, da qui forse la freddezza di una critica disattenta ma sempre ossequiosa verso registi patinati che sono sulla bocca di tutti.

 

Ben è il seguito di un film di Daniel Mann, Willard e i topi (1971) che gli amanti dell’horror-movie ricorderanno: Willard ammaestra dei topi per fare fuori il principale della ditta presso cui lavora. I topi fanno il loro dovere ma poi si rivoltano contro Willard uccidendolo. In Ben una torma di grossi e intelligenti topi, guidati dal loro capo (Ben) muovono guerra a una città aiutati da un ragazzo, Danny Garrison. Alla fine sono annientati e Ben si salva rifugiandosi presso il ragazzo.

Non è il primo film in cui la natura (la bestia) si rivolta contro l’uomo, pensiamo a King Kong, ai mostri di Jack Arnold, agli uccelli di Hitchcock, alle rane di George McGowan, al cobra di P.L. Kowanski, allo squalo di Spielberg. Karlson attira l’orrore e il disgusto perché questa volta sono i topi a ribellarsi, gli inquietanti roditori, gli animali delle fogne (l’inconscio) la cui statistica quantità e la nota intelligenza fanno davvero paura.

Ben,  oltre che un film dell’orrore è un avvincente pamphlet contro certe tendenze al controllo del comportamento animale, un’opera eccitante, equilibrata nella sua ripugnanza e precisa nel controllo degli schemi dell’orrore.

 

 

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