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Il segreto dei suoi occhi

Regia di Juan Josè Campanella vedi scheda film

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La recensione su Il segreto dei suoi occhi

di Stuntman Miglio
8 stelle

Premio Oscar 2010 come miglior film straniero, "Il segreto dei suoi occhi", è una sontuosa produzione argentino-spagnola che nulla ha da invidiare al miglior cinema d'intrattenimento di matrice statunitense od europea. Diretto, montato ed in parte scritto da uno strepitoso ed incontenibile Juan Josè Campanella, il film affronta una vicenda di ampio respiro che abbraccia un periodo di venticinque anni e ne sviluppa le dinamiche attraverso una struttura in flashback che fa la spola fra la fine degli anni '90 e la prima metà dei '70, proprio a cavallo fra la fine del governo peronista e l'avvento del regime di Videla. Alla base di tutto troviamo un orribile delitto a sfondo sessuale - quello di Lilliana Morales -  e l' indagine che lo riguarda portata avanti dal tribunale federale di Buenos Aires ad opera degli agenti Esposito e Sandoval, coadiuvati dal nuovo ed affascinante cancelliere Irene Menendez-Hastings. Un caso scottante sullo sfondo di una nazione in mutamento, in balia di spietati giochi di potere ed interessi politici che non risparmieranno certo i protagonisti nella loro ricerca della verità e nel tentativo di assicurare il colpevole alla giustizia affinchè anche il disperato vedovo Ricardo Morales possa finalmente trovare la propria pace. Il film di Campanella però non è solo un buon giallo, i personaggi che ne popolano le sequenze sono tutti ben delineati e hanno molto altro da dire al di là degli eventi principali che li legano l' uno all' altro. Ecco quindi che il regista riesce sapientemente a combinare, quasi contaminare, il proprio lungometraggio con sottotrame melodrammatiche che hanno il loro apice nella storia d'amore inespresso fra Esposito ed Irene (con tanto di scena "must" di separazione alla stazione ferroviaria) e che si estendono poi anche al travagliato rapporto d'amicizia che lega il protagonista all' altro agente alcolizzato ed a quella sorta di complicità/immedesimazione che si viene a creare con il tormentato marito della vittima. Una pellicola di spessore dotata di un intreccio mai confuso nonostante la narrazione non lineare, ben scritta, ed intensamente interpretata da un gruppo di bravi attori che ha nella coppia Ricardo Darìn e Soledad Villamil un vero e proprio punto di forza ; passionale ed indomito lui nonostante l'evidente imbarazzo sentimentale, di folgorante bellezza lei, determinata ed allo stesso tempo dolcissima nel corrispondere un sentimento impossibile. Cinema di buon livello che tocca argomenti importanti come giustizia e punizione senza scadere in retorica e che vanta una messa in scena elegante, mai banale, ben fotografata e ben girata con movimenti di macchina spesso interessanti ed inquadrature da angolazioni anomale e fuori fuoco che lasciano il segno. Diverse le sequenze d'impatto drammatico come l' audace interrogatorio dell' assassino o la spiazzante rivelazione finale ma la perla stilistica rimane la sequenza della cattura del criminale durante la partita del Racing con quel piano sequenza che s'insinua repentinamente all' interno dello stadio per dare il via ad un inseguimento mozzafiato ripreso con camera a mano sin dentro il campo di gioco. Memorabile. Con "Il nastro bianco" in nomination, forse, il premio dell' Academy non è stato uno dei più meritati della storia ma insindacabili rimangono i due Goya assegnati lo stesso anno.

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