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L'uomo dalla bocca storta

Regia di Emanuele Salce, Andrea Pergolari vedi scheda film

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La recensione su L'uomo dalla bocca storta

di barabbovich
6 stelle

Luciano Salce era simpatico, ha diretto qualche buon film e in televisione quel suo mix di ironia e garbo lo rese un personaggio popolare. Ma da qui a farlo passare - come tentano alcune selezionatissime testimonianze raccolte dal figlio Emanuele - per una sorta di Maestro, ce ne passa davvero troppo.
L'omaggio filiale, agile e accattivante, ricostruisce, a vent'anni dalla morte di Luciano Salce, le tappe essenziali del percorso umano e artistico dell'uomo con la bocca storta (un incidente d'auto e il campo di concentramento a Dachau gli cambiarono la fisionomia): rimasto precocissimamente orfano di madre, cresciuto prima dalla nonna e poi in orfanotrofio, Salce si fece notare per la sua versatilità. Dalla recitazione al canto fino alla regia, conobbe le luci della ribalta grazie al suo eclettismo. Attore dagli anni cinquanta, esordì dietro la macchina da presa nel 1960 con Le pillole di Ercole, prima di tentare la fortuna in Brasile, dove raggiunse l'amico Adolfo Celi. Film come Il federale, La voglia matta, Il Prof. Dott. Guido Tersilli e i primi due episodi di Fantozzi gli diedero qualche credibilità anche presso la critica più accigliata. Ma di film come Riavanti... marsh!, Vieni avanti, cretino e Quelli del casco non può dire che siano pietre angolari del cinema italiano.
Il documentario è confezionato con mano piuttosto convenzionale, pur non mancando qualche incursione - anche dolorosa - nel privato (l'amico Gassman gli soffiò la moglie Diletta) e di qualche momento gustoso, a cominciare dall'affannosa ricerca che il figlio Emanuele ha fatto in via Luciano Salce, a Roma, nei pressi della Laurentina, cercando qualcuno che sapesse chi fosse la persona che dà il nome a quella via. E non trovandone nemmeno uno.

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