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The House of the Devil

Regia di Ti West vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The House of the Devil

di alan smithee
6 stelle

Un titolo in verità poco promettente, rivelatore disarmante e sintetico di quel poco di misterioso che può celarsi in un film di genere horror/satanico come questo, sulle spalle di un regista che col successivo The Innkeepers - visto proprio i giorni scorsi - non mi pare abbia dimostrato doti registiche particolarmente spiccate o foriere di glorie imminenti (ma spero ovviamente di sbagliarmi di brutto).
Tuttavia quei titoli di testa così spudoratamente kitch, così svergognatamente da telefilm anni ‘70/’80, con il fermo immagine che presenta i vari protagonisti, denota a mio avviso una qualche scelta stilistica coraggiosa e nolstalgica, almeno coerente con l’ambientazione anni ’80 che si coglie poco dopo già dall’abbigliamento della protagonista Samantha, con i suoi deliziosi jeans attillati a vita altissima e fasciante che ne evidenziano i proporzionati graziosi lineamenti, per non parlare delle spalline larghe così irresistibilmente attraenti a quell’epoca, così inesorabilmente ridicole ed esagerate oggi.
Cosa potrà succedere all’ingenua studentessa in crisi di liquidità che accetta una stramba ma generosa offerta di lavoro da baby sitter presso una isolata villa ai margini del bosco, in una sera di luna piena, da parte di due lugubri vecchiacci per assistere una vecchia ancor più inquietante (altro che baby sitter!) non ci vuole una mente ingegnosa o particolarmente perspicace ad indovinarlo. Il film procede senza particolare vitalità su cliché ormai stravisti, distinguendosi tuttavia per una ambientazione e una fotografia forse volutamente sciatte e che non sembrano fare nulla per esaltare le atmosfere da suspence, tendenti anzi  a conferire all’azione un sottofondo realista perfettamente integrato nell’atmosfera di quegli anni. E poi certe efferate brutalità che ci colgono a bruciapelo sono elementi piuttosto positivi, come pure qualche satanica visione verso l’epilogo.



Non resta molto altro e levarsi di dosso una fastidiosa sensazione di operazione scialbetta non pare così facile, nonostante il film migliori man mano che si avvicina ad un epilogo che comunque non riserva sorprese fondamentali.



Un cast variopinto che mischia graditi ed insperati ritorni come  Dee Wallace,( la mamma tenace “di” E.T. e “di” Cujo, qui impegnata solo in poco più che un’apparizione) a nuove rivelazioni (la Greta Gerwig ora lanciatissima, che qui è un’amica troppo premurosa della protagonista che “arriva presto e finisce presto” ) è una piccola ma non trascurabile nota positiva in più.



 

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