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Le margheritine

Regia di Vera Chytilova vedi scheda film

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Eliaabbondanza

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le margheritine

di Eliaabbondanza
9 stelle

 

Una delle punte di diamante della cinematografia mondiale anni'60, nonchè uno dei punti più alti raggiunti dalla Nova Vlna, movimento nato a Praga con un preciso scopo da parte dei suoi fondatori, un obiettivo chiaro e cristallino a cui mirare: ribellarsi al sistema attraverso la forza e la poesia dell' arte,  fattore che portò alla scoperta di tanti nuovi , giovani e intrepidi talenti, e alla nascita di opere libere, critiche, insolite e fortemente provocatorie, nonchè all'origine di innumerevoli complicazioni con la censura imperante all'epoca e allo scontro con i divieti e le leggi prescritte dal governo socialista ( che tentò di boicottare e di tenere nascosti al pubblico con qualsiasi mezzo i capolavori di questo gruppo di autori ardimentosi e noncuranti delle regole)! Sedmikrásky, all'interno della filmografia di questa stravagante corrente artistica, è di sicuro uno dei componenti più radicali , sia a livello teorico che a livello figurativo, uno dei più stimolanti a livello intellettivo, uno dei più azzardati e spericolati nell'estremismo del linguaggio cinematografico utilizzato, il più rischioso nell'azzeramento di ogni processo lineare logico ed esplicito, nell'esplorazione di tecniche e idee nuove e anti-commerciali, nell'accumulo di simbolismi e metafore, nel ricorso a una narrazione frammentata ed episodica che se ne infischia dei criteri e del concetto di una trama dallo svolgimento e dalla struttura convenzionali! Con "Le margheritine" Vera Chytilová dà vita a un allegoria satirica potente, allucinata, canzonatoria e surrealista che sfocia nell'onirico,  nell'astrattismo, nell'irrazionalità più esasperata, inquietante ed enigmatica come un quadro di Magritte, con un empietà istigatrice e castigatrice degna di Swift,  pervasa da una costante brezza di morte (che va a smorzare l'allegria crudele e la vitalità delle due protagoniste) e di sesso ( a volte sottinteso con insistita e impudica malizia, a volte solitario, altre volte respinto e allontanato) , un esperimento avanguardistico con cui la regista riesce a creare uno stile filmico totalmente nuovo e personale, sperimentale e riformista , uno stile che le permette di svincolarsi dalle regole prestabilite, di scandalizzare, di sovvertire l'ordine costituito ( esattamente come aveva fatto qualche anno prima Milos Forman con pellicole come " L'asso di picche", amaro ritratto di una gioventù costretta a crescere e a maturare in un regime marxista- leninista sconfortante che smorza le ambizioni e uccide la spensieratezza tipiche dell'adolescenza, o " Al fuoco pompieri" , feroce apologo giambico sul governo comunista, opere che costrinsero il grande cineasta cecoslovacco a fuggire dal suo paese e a cercare rifugio negli Stati Uniti, dove rimarrà per il resto di tutta la sua carriera), portando il lavoro da lei compiuto , il suo punto di vista ( e la modalità con cui viene espresso) e le sue intenzioni all'accostamento con certe eccentricità partorite dalla mente di Jean Luc Godard ( di cui " Le margheritine" può sembrare quasi una versione parodistica ) e a certe stranezze del Buñuel degli esordi ( quello di " Un chien andalou" o de " L'age d'or", per intenderci, ovvero le sue opere più folli e sconvenevoli) ! Ecco, questi ultimi due nomi da me citati potrebbero forse rappresentare i maggiori modelli d'ispirazione del film in fase di realizzazione, modelli d'ispirazione a cui viene aggiunto il sincero omaggio alla prorompente vis comica slapstyck delle commedie del muto (in particolar modo Buster Keaton , Charlot,  e Stan Laurel e Oliver hardy, la cui influenza si può vedere nell' esilarante sequenza del night club , in cui il comportamento inopportuno e inappropriato delle due adolescenti porta scompiglio e trambusto all'interno di un elegante locale notturno, sconvolgendo la noiosa routine di un gruppo di aristocratici commensali )!  Innovazione , gusto per l'assurdo, farsa: Le margheritine è tutto questo, e molto di più ! Un opera criptica, labirintica, densa di significati, sovversiva dal punto di vista politico quanto altamente originale e singolare dal punto di vista cinematografico,  dotata di un incredibile forza inventiva e di un irrefrenabile senso di trasgressione, capace di intrigare ( nonostante l'andamento disarticolato e ostico , e l'assoluta mancanza di consequenzialità e di attinenza tra i vari espisodi di cui è composta la trama), spiazzare ( il disturbante inserimento nei titoli di testa di riprese documentaristiche riguardanti i bombardamenti dell' Oceano Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale, in apparenza immottivato ma in realtà coerente con la modalità espressiva adoperata dalla regista ; o la macabra e dissennata sequenza in cui le due protagoniste, trasformate in scriteriate marionette metafisiche, si privano degli arti superiori e girano per la stanza con la testa staccata dal busto, frammento che coglie alla sprovvista lo spettatore, lo disorienta, lo sgomenta, lo turba: un segmento totalmente fuori dagli schemi e dall'ordinario, con cui l'autrice cerca di imporre impavidamente e prepotentemente la sua cifra disturbante e anticonvenzionale, le sue inusuali scelte stilistiche, il suo humor atipico e insueto ), sorprendere (l'utilizzo che viene fatto dell' effetto cromatico è entusiasmante , mai prevedibile, ovvio o scontato, con un continuo alternarsi tra tonalità di colori diverse e B/N mai gratuito o fine a se stesso, anzi: necessario e funzionale ai fini narrativi del racconto, di cui arricchisce e completa il significato, come dimostra l'appuntamento con il primo sugar daddy deriso dalla coppia di ragazze, in cui il frequente cambio di colore sullo sfondo riesce a rappresentare e a farci provare lo stato d'animo frastornato e confuso del povero malcapitato schernito e deriso), sedurre (in quanto davanti alla sregolata e fantasiosa poetica di quest'artista  possiamo rimanere solamente ammaliati, stregati da così tanto talento, coraggio, desiderio di saggiare nuovi terreni e impegno sociale messi assieme!)! Una creatura underground aggressiva, caleidoscopica, sconcertante, irriverente, virtuosistica e profondamente folk, progressista e modernissima, un orgia di allusioni licenziose (i vari riferimenti fallici del pasto consumato sul letto dalle giovani protagoniste), richiami pittorici ( dal dadaismo alla pop art), cenni biblici , ammiccamenti fiabeschi, azioni registiche felici di stravolgere e calpestare completamente le aspettative del publico ( la lunga, nonchè totalmente estranea alla storia esposta, ripresa in soggettiva del treno in corsa) : un opera forse non per tutti i gusti, ma vivace, perfida, importante, imprescindibile per il cinefilo desideroso di sapori forti e inconsueti.
Per comprendere al meglio l'opera e individuarne tutta la forza polemica e anarchica bisogna saperla inquadrare nell'ottica del periodo storico e politico ( nonchè del luogo) in cui è stata realizzata , la Cecoslovacchia degli anni'60, oppressa da un regime totalitario tirannico e anti- democratico che osteggiava e assoggettava (pretendendo di imporre i suoi princìpi e la sua ideologia) i diritti del cittadino, facendo accrescere il malcontento e la repressione popolare ( di cui questo lungometraggio è una perfetta rappresentazione, una sorprendente raffigurazione e trasposizione in immagini) e portando nel 1968 alla " Primavera di Praga", celebre periodo di riforme che non riuscì tuttavia ad apportare i cambiamenti rivoluzionari sperati ( messi in atto solo in minima parte). La voglia incontenibile di ribellarsi e di insorgere , la smania di apportare delle modifiche a un sistema fallimentare oltre che tirannico e ormai invivibile, la sensazione giustificata e inequivocabile di frustrazione, di soffocamento civico, di afflizione ,la crescente tensione collettiva pronta a esplodere : queste caratteristiche appena elencate non solo sono tutte presenti nel film di Chytilová, ma sono le basi e le fondamenta su cui poggia l'intera pellicola, il suo epicentro, rintracciabili in ogni paragrafo, in ogni segmento, in ogni fotogramma ! Questi elementi rappresentano la vera chiave di lettura dello spettacolo, uno spettacolo abbagliante, illuminante e ilare ( nonostante il lucido pessimismo di fondo) da cui emerge tutto il desiderio di protesta e di rivolta imperante all'epoca, uno spettacolo in cui il reiterato utilizzo del no-sense e del fantastico non serve a rifuggere dalla realtà, ma a tratteggiarla e ad affrontarla con ancora più vemenza, andando a rappresentare lo strumento di cui si serve l'autrice per scavare ancora più in profondità nel decadimento e nel marciume di una classe dirigente dal sapore greve e reazionario, un istituzione di cui si sente vittima e di cui riesce a portare a galla tutte le pecche e le imperfezioni ! Le avventure e le monellerie vissute o causate dalle due diciassettenni  assumono quindi un chiaro valore simbolico, rappresentando un autentico lancio di sfida contro il potere dello Stato( che osteggiava il benessere del popolo) e contro la censura di sinistra bigotta e ottusa ( che soffocava gli estri artistici e la fervida immaginazione del cinema). Da questo punto di vista possiamo affermare che i due caratteri principali , più che due personaggi veri e propri, raffigurano due emblemi, due figure allegoriche ( come dimostra la scelta di dare a entrambe la ragazze lo stesso nome, Marie 1 e Marie 2, e di tenerle lontane da ogni realtá psicologica e sociologica : come se la regista avesse a che fare, piu che con due personaggi in carne e ossa, con, due oggetti inanimati , due burattini di cui lei , sadica burattinaia,guida I movimenti, due strumenti nelle sue mani , due automi privi di emozioni, di ambizioni e di ideali ma capaci di vivere la propria vita senza limiti e senza restrizioni , senza aver bisogno di nessuno, infischiandosene di tutto e di tutti) che permettono alla Chytilová di affrontare, oltre alle implicazioni sociali appena esaminate, un infiammato discorso femminista: queste due clown saltellanti, sbizzarrite e fuori controllo incarnano, oltre che il desiderio di libertà del cittadino, la rivincita e il diritto di indipendenza della donna, la sua rivendicazione di autonomia e di rispetto. Ma l'operazione mette a fuoco anche altre tematiche, come ( ricollegandosi a Milos Forman) il rischio di una gioventu' perduta e senza punti di riferimento, sempre piu' insoddisfatta e dal futuro incerto, disperata ma impotente a qualsiasi tipo di reazione o risoluzione , bramosa di riscatto ; o l'impossibilità di mantenere il proprio candore e la propria ingenuità in una società dei consumi schiva e meschina che induce i suoi membri alla distruzione e all'autodistruzione, anzichè proteggerli e tutelarli, fattore utilizzato in fase di sceneggiatura come avvio della narrazione stessa, il cardine da cui tutto ha inizio e quindi punto focale della paradigmatica prima sequenza, in cui le due Marie, seccate ed annoiate, decidono di evolversi seguendo la corrente del mondo in cui vivono, un mondo fatto di cattiveria, di malvagità, di mancanza di rispetto, un mondo di cui bisogna immagazzinare tutta la ferocia e la disumanità per poter sopravvivere . Indicativo a tal proposito il gesto messo in atto da Marie 2, moderna Eva, colta dallo spettatore a mangiare una mela caduta dall'albero dell'Eden ( l'Albero della conoscenza del Bene e del Male) magicamente apparso davanti a lei ,il frutto proibito, simbolo del peccato e della corruzione ( tema che la Chytilová tornerà ad affrontare in maniera ancora più esplicità nel successivo " Fruit of Paradise", purtroppo inedito in Italia), dell'abbandono della retta via, retta via intesa in questo caso come l'insieme delle norme legislative intollerabili che i cecoslovacchi erano costretti a seguire e a praticare senza permettersi di dire una parola, il rispetto delle regole dettate non da un etereo Paradiso Terrestre, ma di un asfissiante e grottesco Inferno. Da quest'ottica possiamo affermare che l'addentamento della mela tende a raffigurare il tanto agognato ( da parte dei connazionali dell'autrice) abbandono di una condizione disdicevole consistente nella sottomissione e nella remissione, un atto di sedizione, un gesto anarcoide e libertario di cui all'epoca si sentiva la necessità, un traslato con cui la cineasta dà voce a tutta la sofferenza e all'indignazione repressa della sua gente. Narrando le marachelle di questi due indisciplinati e disorientati  "pinocchi" in gonnella  che pensano solamente a divertirsi e a combinare guai rifiutandosi di prendere sul serio le questioni rilevanti che li riguardano e li circondano (prendendo in burla anche gli avvenimenti e gli argomenti piu' tragici e considerevoli, constatazione evidente nel ridicolo, inconcludente e giocoso tentativo suicida di Marie 2 , o nel dialogo nella vasca da bagno riguardante l'avvenire e le scelte di vita da prendere),  la Chytilová riesce a ritrarre tutto l'abbattimento e la rabbia della sua nazione e dei suoi compatrioti, raggiungendo il culmine nella celebre e quasi ferreriana sequenza del banchetto finale, assalto brutale ed efferato contro la società dei consumi e l'opulenza dei potenti, un offensiva dai toni furibondi che riassume alla perfezione il significato e l'intento dell'intera operazione, nonchè il pensiero della sua creatrice, e che si conclude nell'unica maniera possibile: la morte accidentale e inaspettata delle due protagoniste, uccise da un candelabro gigante che le crolla addosso e su cui si erano dondolate e gingillate fino a un attimo prima, noncuranti del pericolo. Ulteriore sberleffo verso un' istituzione che sopprime senza pietà chi cerca di opporsi e di ostacolare i suoi piani, esattamente come successivamente ha tentato di fare con quest'opera scomoda e contestatrice (fatto che comunque non ha impedito al film di vincere il Gran Prix del Sindacato belga della critica cinematografica) e con la sua artefice,  a cui nel 1970 venne impedito di lavorare ad altri progetti per quasi un decennio, provvedimento umiliante e particolarmente severo che ha poi condizionato drasticamente e rovinosamente la sua carriera, facendo raggiungere al governo il suo scopo: rendere docile e inoffensivo ciò che per loro rappresentava un pericolo, fermare una mina vagante pronta ad esplodere.
Questa pellicola, oltre ad aver condizionato registi di susseguente fama mondiale ( quali David Lynch e Jacques Rivette) è un esemplare dimostrazione dell' autorevolezza, dell' ascendente e della temerarietà di cui godeva all'epoca la Settima Arte, un ardore capace di mettere paura e che, purtroppo,  è sempre più difficile rintracciare nel cinema moderno...
Voto: 9
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