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Il concerto

Regia di Radu Mihaileanu vedi scheda film

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La recensione su Il concerto

di pippus
9 stelle

Supportata da una partitura musicale ai massimi livelli, quest'opera del regista franco-rumeno Radu Mihaileanu è senza dubbio inverosimile e improbabile ma, ancor più, oltremodo intelligente, profonda, toccante e più che mai opportuna nel contesto storico a cui fa riferimento.

Riferendosi a fatti realmente avvenuti nel corso del regime comunista sovietico, Mihaileanu ci coinvolge in una produzione apparentemente esilarante ma, nel contempo, ricca di reflessioni su realtà a noi non del tutto ignote ma di fatto mai per esperienza diretta.

Eccoci allora nell'Unione Sovietica di Breznev. Il Presidente non ha remore nel licenziare non solo il primo violino e alcuni musicisti del Bolshoi, ma altresì il direttore artistico Filipov, reo di aver trasgredito agli ordini che gli intimavano di occuparsi di persona dei licenziamenti da notificare ai dipendenti ebrei. La quotidianità di questi ultimi subisce quindi un repentino cambiamento assolutamente impensabile nelle contemporanee civiltà occidentali: i prescelti si ritrovano loro malgrado in strada con l'incombenza di doversi trovare una qualsiasi occupazione per sopravvivere. Status da cui originano gli aspetti, a volte comici nella loro drammaticità, messi in atto per rintracciare dopo trentanni i vari componenti ormai integrati in realtà che più nulla hanno a che vedere con la musica. Lo stesso Filipov lavora ancora al Bolshoi ma con mansioni leggermente diverse... quelle di addetto alle pulizie.

Dopo aver intercettato il telegramma del Teatro Chatelet di Parigi ora che il regime è caduto, la sua idea di riunire tutta l'ex orchestra - e sostituirsi con l'inganno all'originale - è tanto balzana quanto riscattatrice di mal dissipati malumori.

A Parigi l'"Armata Brancaleone", eufemisticamente pianificata e coordinata da Filipov, fa acqua da tutte le parti rispecchiando la precarietà dei suoi attuali componenti ma creando, nello stesso tempo, il presupposto per amplificare al massimo l'effetto finale:

le prove preliminari purtroppo non si sono potute effettuare, e la grande violinista francese Anne Marie Jaquet, che dovrebbe ricoprire la parte di primo violino, si rifiuta di partecipare all'esibizione. Fortunatamente cambierà opinione in seguito a una qualche confidenza da parte di Andrei nel corso della cena la sera precedente il concerto.

L'epilogo è tanto fantasioso quanto struggente: il concerto per violino e orchestra di Tchaikovsky non è stato scelto a caso, forse è la partitura dove più che in altre viene esaltata la parte del primo violino da cui dovrebbe conseguire la bontà degli altri strumenti. Anne Marie, dopo un preludio poco promettente da parte degli orchestrali, esordisce alla grande in un crescendo di virtuosismi che trascinano dapprima la totalità dell'orchestra - che riscopre miracolosamente recondite qualità -  poi il pubblico del teatro in un tripudio di ovazioni che non lasciano indifferente lo spettatore. Quest'ultimo, nel semplice candore della sequenza rivelatrice di ciò che la sera prima aveva convinto Anne Marie, si ritrova avvolto in un phatos tanto toccante quanto piacevolmente gratificante nel suo tardivo riscatto dell'ingiustizia un tempo perpetrata.

Bellissimo film e cast insperabilmente all'altezza. Da non perdere.

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