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Il riccio

Regia di Mona Achache vedi scheda film

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La recensione su Il riccio

di LAMPUR
4 stelle

Dal titolo della versione cinematografica scompare l’eleganza, e faccio una fatica bestia a percepirla anche per tutto il resto del film. Difficile catalogare questa trasposizione per chi è rimasto letteralmente soggiogato dal romanzo. C’è solo una grezza imbastitura della Renèe narrata (e non c’è la Kathy Bates che  avevamo sognato unica interprete possibile), ed una quasi troppo rassegnatamente sognante Palomà al posto della bimba che nel libro cesella fendenti di grazia verbale all’ottuso mondo adulto che le vegeta attorno. E se è vero che il cinema deve interloquire coll’immenso mondo dei “non-lettori” è anche vero che i “lettori”, invece, non sempre possono scendere a patti con tali compromessi. Il film abbandona il punto di vista di Renèe per osservare il mondo in soggettiva attraverso gli occhi della dodicenne con tendenze al suicidio (con quella famiglia è il minimo…). Sottolineo due episodi di “cattivissima” trasposizione: nel primo incontro tra la portinaia ed il distinto Ozu, Renèe cita Tolstoj nell’incipit di Anna Karenina (“tutte le famiglie felici si somigliano”) ed Ozu replica col seguito del romanzo:”ogni famiglia infelice, invece, lo è a modo suo”. Nel libro, l’erudita Renèe, trasale e comprende, immediatamente dopo, di aver rischiato lo smascheramento, perché Ozu ha colto con perfetto tempismo l’assist offerto, ma questa analisi si svolge, ovviamente,  nella testa di Renèe ed è trasposta tra le pagine dell’Eleganza semplicemente sotto forma di pensiero. Nel film no, invece. Bisogna far capire al famoso spettatore “non-lettore” che c’è un collegamento tra le due frasi ed allora ecco spedire “visivamente” Renèe nella sua libreria, prendere in mano Anna Karenina, e leggere a voce alta tutto l’incipit del libro in modo che il pubblico comprenda per immagini cosa è successo nel precedente siparietto. Come se la nostra acculturata portiera avesse dovuto rileggerselo quel passo per avere una conferma… ridicolo! Ed il tutto non trasmette affatto l’idea di una persona “elegante” nei panni di Renèe, ma quasi quella di una capitata lì per sbaglio. Ma anche questa è la legge del “libro sullo schermo”, c’è chi restituisce una certa anima e chi la accartoccia sgraziatamente. Un’altra assurdità è stata tagliare del tutto l’incontro di Palomà con lo psichiatra della mamma, nel quale la sagace bimba fa a pezzi tutta la categoria con una paginetta di feroce sarcasmo. Chissà, magari la casta degli strizzacervelli avrà minacciato querele ed appelli…     Terrò quindi stretta L’eleganza, lasciando Il  riccio al suo effimerissimo destino.

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