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Valhalla Rising. Regno di sangue

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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La recensione su Valhalla Rising. Regno di sangue

di Stuntman Miglio
8 stelle

E finalmente anch'io arrivo al mio primo Refn. Che dire? Colpo di fulmine. Amore a prima vista. Sesso al primo appuntamento. Insomma, un'esperienza entusiasmante che non vedo l'ora di ripetere e sublimare. Cinema di quello vero, che racconta e travolge per immagini. Spiazzando, inquietando, emozionando. "Valhalla rising" ci narra le gesta di One Eye, anti-eroe per eccellenza, completamente muto e cieco da un occhio ma letale e rabbioso come una bestia feroce. Prigioniero di mercanti senza dio e costretto a battersi per la sopravvivenza ed il guadagno dei suoi aguzzini, viene trascinato per lande desolate sino al momento dell'inevitabile ribellione e vendetta. Nuovamente libero ed in compagnia dell'unico essere umano ad avergli dimostrato un poco di gentilezza e considerazione, il Nostro riprende a vagare imbattendosi infine in un manipolo di vichinghi cristianizzati alla ricerca di una nuova terra promessa. Assieme a questi, One Eye ed il suo giovane compagno di viaggio, affronteranno una nuova discesa negli inferi della mente umana (leggasi: il Nuovo Mondo). Dotato di uno script le cui battute potrebbero essere trascritte massimo in un paio di facciate di protocollo, il film di Refn ha un andamento ipnotico, intervallato da visioni allucinogene e da improvvise esplosioni di violenza. Un calvario lisergico da cui emerge prepotentemente il talento di questo giovane regista danese che si permette con disinvoltura di citare e rielaborare tematiche già care a grandi maestri come Herzog o Malick. Contemplativo ed attentissimo a sfruttare il paesaggio nella composizione delle proprie inquadrature, Nicolas Winding gira con gusto ed eleganza non comuni, attraverso primi piani invasivi e lenti ma decisi movimenti di macchina che affascinano ad ogni sequenza. Ottimi in tal senso sono gli apporti di luci e fotografia che contribuiscono a valorizzare la messa in scena così come il trucco e lo score disturbante che accompagna le gesta di personaggi trasfigurati, qui impersonificati da una scelta di casting ineccepibile che ha in Mads Mikkelsen un carismatico fuoriclasse. Settima arte che non scende a compromessi, con implicazioni religiose e politiche nemmeno troppo velate. Non piacerà a tutti, è inevitabile, ma il sottoscritto si schiera a favore. Eccome.

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