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La legge del crimine

Regia di Laurent Tuel vedi scheda film

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La recensione su La legge del crimine

di micarm
6 stelle

Buon prodotto dal punto di vista qualitativo, buona la fotografia e le musiche, ma il regista è stato troppo approssimativo nel trattare i personaggi principali. Jean Renò non ha sapore, meglio nei panni di poliziotto burbero ma buono. Buona l'interpretazione di Gaspard nell'insieme.

Se dovessi riassumere il film in una sola parola, direi “approssimativo".

Jean Renò incarna un capoclan algido (Milo), personaggio che non gli si adatta per niente a mio avviso, il figlio interpretato da Gaspard Ulliel ( Anton) è un ragazzo dall’indole buona, per niente propenso alla violenza, che cerca di scostarsi dalla vita criminale paterna a seguito della sua relazione  segreta con un'infermiera onesta e tranquilla (Elodie) che frequenta la loro casa per curare la vecchia mamma di Milo.

Nel film non è specificato se Milo abbia o no una moglie, o se sia morta, non traspare calore dal rapporto padre-figlio, Milo è unicamente preoccupato di mantenere la propria attività in pugno,  rendendo noto che vuole sia il figlio ovviamente a succederlo, ma Anton non ha la stoffa per ammazzare la gente con la freddezza paterna e non gli interesse trarre profitto da attività illecite.  

Critico negativamente la poca profondità con cui il registra ha approfondito i loro rapporti; non è esplicitato perchè Anton tenga segreta la relazione con Eloide né perchè Milo non potrebbe accettarla come moglie di Anton, visto che assolda uno dei suoi, Rudy, per farla fuori.

Rudy è un personaggio invece ben interpretato da Isaac Sharry, e nonostante non sia il protagonista a me è molto piaciuto: è un amico fedele e di parola, simpatico, ha una sua etica, una sua profondità. Il regista ha reso meglio lui di Milo o di Eloide. Nonostante ciò che gli verrà chiesto da Milo, sceglierà di obbedire al capo, ma i rimorsi e il dolore verso l'amicizia che sta per tradire vanno contro i suoi principi: il personaggio si riassume in pochi spezzoni quando agisce in nome della fedeltà verso Milo e aspetta la scelta del suo amico Anton. E' proprio Rudy a dare il tempo all'altro, mentre con gli occhi grida "devo", il tempo dice "fallo tu".

Il finale non è scontato ma sicuramente ciò che rende il fim un pò deludente è la superficialità con cui il regista è passato da una scena d'azione all'altra dimenticandosi di aver creato personaggi che meritavano più attenzione, rapporti che richiedevano più spessore e più dialoghi.

Mi pronuncio positivamente invece sul direttore della fotografia e sulle scene di azione abbastanza reali e non teatrali ed eccessive come alla James Bond. Si passa dalle scene d'azione e di vita criminale a quelle assolate e calde degli incontri amorosi tra Anton e Eloide, amata da lui moltissimo e per cui è pronto a giocarsi tutto (ottima l’interpretazione di Gaspard).

Anche nelle scene girate in Italia domina incontrastato il sole e un clima di apparente tranquillità : il direttore ha abbondato di luci calde come richiamo dei sentimenti amorosi e della sensazione di pace quasi onirica che respirano i due  quando sono soli. 

Elodie (interpretata da Vahina Giocante) non appare come un personaggio principale, nonostante sia lei a muovere indirettamente il personaggio di Anton, pochissime le sue battute e le sue apparizioni. Il regista è però riuscito a far intendere la forza del loro legame in pochi stralci e Vahina ha avuto poco spazio per dare più carattere al personaggio di Elodie, che appare a primo acchitto una donna piuttosto cupa e poco presente, inseguita da un ragazzone abituato alla malavita che è pazzo d’amore (un Romeo che è ostacolato solo dalla propria famiglia che è Milo a rappresentare), ed invece è lei con la sua prima apparizione a dare l'imput all'esplicitazione della trama, che si srotolerà di pari passo all’evolversi sentimentale dei due col fine di vederli uniti ufficialmente.

Il film si apre effettivamente intorno all’ottavo minuto, quando il registra li lascia dialogare brevemente nell'unico spezzone della loro intimità che getta luce sulla loro relazione: la scena si apre con un'ondata di luce caldissima che richiama la controra e che illumina i due amanti in una stanza di albergo. Ottima la scelta del regista di inquadrare solo una volta i due in una scena così intima ma sobria e di grande carica erotica.

A scandire il tempo del film è la presenza dell’ispettore Saunier, tra una scena d’azione e l’altra, che segue Milo e le sue attività cercando di incastrarlo con le mani nel sacco.

Il risultato è un poliziesco realizzato con buoni prodotti e bravi attori, ma superficiale e frettoloso, che ha una trama troppo succinta per adattarsi ad alcuni personaggi e ad alcuni loro rapporti che richiederebbero più approfondimenti.

Musiche di artisti di nicchia dell’ambiente elettronico e crossover fanno da colonna sonora, e le ho trovato buone per la scelta dell'OST visto che generalmente altri autori più richiesti danno un tono più epico a film a cui a volte non serve una musica troppo ridondante. 

Lo consiglio come film ma non carico di aspettative utenti abituati a Jean Renò in panni decisamente migliori o ad amanti di polizieschi più articolati.

 

 

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