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Donne senza uomini

Regia di Shirin Neshat vedi scheda film

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La recensione su Donne senza uomini

di FilmTv Rivista
8 stelle

Shirin Neshat è una videoartista e fotografa iraniana. Come tutti i colleghi che, sempre più spesso, debuttano al cinema, il suo problema è cercare di “dimenticare” l’immagine e concentrarsi sul come raccontare una storia: è accaduto, solo per stare a un esempio recente, al celebrato fotografo Anton Corbijn nel realizzare Control. È lei stessa a riconoscere questa difficoltà, nelle molte dichiarazioni che purtroppo affollano i giornali di notizie dall’Iran, dalla democrazia sempre più calpestata. Lei, famosa per i cicli fotografici come Women of Allah, in cui rilegge e rovescia il “tabù” del velo, ha coraggiosamente cercato una via narrativa e insieme poetica per raccontare quattro storie femminili parallele: Zarin la prostituta dolente, Munis che vuole partecipare alla vita politica insieme agli uomini, Faezeh che sogna il matrimonio e Fakhri (sorta di Ava Gardner iraniana) che ha l’ardire di svincolarsi dal marito. Il tutto alla vigilia del colpo di Stato del 1953; una tappa cruciale nella storia dell’Iran contemporaneo, nonché innesco della Rivoluzione Islamica del 1979. Ispirato al romanzo omonimo di Shahrnush Parsipur (nata a Teheran nel 1946, e anche lei, come la Neshat, oggi residente negli Stati Uniti) pubblicato in Italia da Tranchida, il film si propone di trasporre in immagini il realismo magico proprio della pagina scritta. Neshat ci è arrivata dopo un lunghissimo lavoro di limatura della sceneggiatura (con l’aiuto del collaboratore e compagno Shoja Azari), confezionando una serie di sequenze spesso ammalianti, che hanno la freddezza della fotografia digitale e costituiscono ognuna un dipinto a sé. Appoggiandosi a una generale tonalità seppia di fondo, con l’eccezione del tema figurativo del giardino, ogni quadro ha una fiera verità ed eleganza. Tale compostezza però fa dimenticare solo in parte una certa monotonia di ritmo e un’indiscutibile schematicità nell’alternanza dei percorsi delle protagoniste. Per essere un passaggio dalla videoinstallazione al lungometraggio, tuttavia, è già un ottimo risultato.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 10 del 2010

Autore: Raffaella Giancristoforo

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