Regia di Mark Steven Johnson vedi scheda film
Che scult. Vacanze romane non è servito a nulla: per l’America, l’Italia e gli italiani assomigliano al “numero uno“ Luca Toni del tedesco Matze Knop. Stereotipi chiassosi e passionali, da Luca Calvani che si ritrova a petto nudo a fare il pane con la sua novella sposa Alexis Dziena (in salopette e basta, ovvio) al tassista con il lupetto giallorosso appeso allo specchietto. Entrambi doppiati anche qui da noi - sudditanza psicologica portata al parossismo? - con vocali aperte e cadenza imbarazzante. Si aggiunga che il matrimonio capitolino ha una nonna megera, tradizioni improbabili e un corpo di ballo che danza una taranta alla russa che fa male solo a guardarla. E la fontana dell’amore è finta, ricostruita in Piazza Borghese, con Venere e putti che sembrano scolpiti da un Bernini ubriaco. Kristen Bell, donna in carriera ma sfigata in amore, si ritrova in questo carnevale strascult e lì raccoglie, ubriaca pure lei, quattro monete e una fiche. Ed ecco l’incantesimo, anzi la maledizione: un finto artista, un modello vanesio, un salsicciaio (Danny De Vito) e un mago, proprietari delle monete, diventano suoi ostinatissimi stalker, lei nel frattempo perde la testa per Josh Duhamel, quinto incomodo. Troppo brutto per farci arrabbiare, troppo stupido per essere razzista.
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