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Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

di Stuntman Miglio
10 stelle

A quasi 40 anni dall' esordio nel genere con "La notte dei morti viventi", Romero torna ai suoi amati zombi per la quinta volta e firma un altro capolavoro che va ben al di là del puro horror. "Diary of the dead" è una sorta di mockumentary con una messa in scena moderna ed un andamento della vicenda che più classico non si può ; Jason e la sua ragazza Debra sono due studenti di cinema che si recano fuori città con un gruppo di amici ed il loro professore per realizzare un film dell' orrore rigorosamente low budget. Mentre sono impegnati nelle prime riprese amatoriali, apprendono dalla radio di una strana epidemia che inizia ad infuriare in tutto lo stato e tentano di tornare a casa per saperne di più. Il loro viaggio si trasformerà da subito in un incubo cannibale spietatamente documentato da Jason ed i suoi compagni, moralmente e macabramente costretti a diffondere la verità. L' eccezionalità della pellicola sta proprio nel feroce ritratto che Romero fa della società moderna, ossessionata dall' informazione, dal bisogno di documentare tutto a qualsiasi costo, dalla continua ma ipocrita ricerca della verità purchè crei un tornaconto personale. E' quindi con sguardo critico, ironico ed ovviamente cinefilo che il regista segue le vicende dei suoi personaggi lanciando stoccate a destra e a manca con situazioni e personaggi che hanno del geniale ; c'è quindi spazio per amish sordi armati di dinamite, clown zombi, un professore alcolizzato armato di arco e frecce, militari che diventano ladri e criminali che si riorganizzano come una nuova classe dirigente. Non mancano poi riferimenti alla religione e citazioni di altri scenari apocalittici dove la benzina diventa bene indispensabile, la tecnologia l' unica arma efficace (quando funziona) e la condivisione d' informazioni l' unico modo per sopravvivere all' involuzione. Ecco quindi che la telecamera diventa il bene più prezioso, nulla avviene veramente se non è ripreso ed il gesto più eroico che uno possa compiere è il suicidio in diretta a favore del diritto d' informazione quasi come se fosse una sorta di estrema eredità . Tanta ironia, una sceneggiatura ineccepibile, una realizzazione impeccabile fatta di tagli, riflessi e montaggio forsennato ; niente musica, effetti artigianali di quelli che lasciano il segno, ritmo e tensione costanti ed un cast di non famosi più che funzionale con in testa la carismatica Michelle Morgan. Tutto è incastrato alla perfezione (vedi ad esempio la gustosa scena iniziale dell' inseguimento che si ripropone nel finale) e cosa più importante, non c'è pietà o perbenismo ma solo la consapevolezza di quello che siamo e che possiamo diventare. Ci sono due battute chiave che incastrate fra loro racchiudono buona parte del senso e dell' intento di quest' opera : "Siamo noi contro di loro ma prima, loro eravamo noi - Meritiamo di salvarci ?"

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