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Francesca

Regia di Bobby Paunescu vedi scheda film

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La recensione su Francesca

di Peppe Comune
7 stelle

Francesca (Monica Barladeanu) è una ragazza rumena che è in procinto di trasferirsi in Italia in cerca di lavoro. I progetti però si complicano più del dovuto a causa del suo ragazzo (Doru Boguta) che si è messo in un brutto guaio.

"Francesca" è un buon film che continua il felice momento del cinema rumeno culminato con la palma d'oro a Cannnes per "3 mesi 4 settimene 2 giorni" di Cristian Mungiu. Girato con uno stile asciutto, è un film che, pur rimanendo legato alle vicende di una ragazza rumena, non manca di generare analisi più generali sull'intera regione dell'est Europa: sulla crisi d’identità di quei paesi usciti dalla dissoluzione dell'impero Sovietico, che si trovano ancora in una zona ibrida, dove la corruzione nell'amministrazione pubblica e il potere delle bande criminali vanno ad agire in un tessuto istituzionale non ancora adeguatamente maturo ; sulla voglia dei ragazzi di confrontarsi con altri sistemi di vita ; sugli ambigui traffici che stanno a monte dei flussi migratori verso "l'eldorado". Francesca, in fondo, può ben rappresentare il paradigma di una generazione di rumeni che è cresciuta a cavallo di cesure storiche fondamentali e quindi riflettere sulla propria pelle le contraddizioni di un sistema paese che non si é dato ancora un' identità nazionale generalmente condivisa. In altri termini, ciò che emerge dal film, è un idea di nazione percepita come ancora lontana dal produrre quella rinascita economica che i rumeni stanno ancora aspettando dalla fine del dominio di Ceaucescu. Francesca fa la maestra d'asilo e in generale non se la passa male dimostrando di vivere anche un buon rapporto con l'ambiente cittadino che la circonda. La sua ambizione è quella di andare in Italia non per sfuggire da una condizione di indigenza economica ma di adoperarsi per aprire un'asilo nido per genitori immigrati. Anche contro chi la esorta a non andare in Italia, percepito come un paese xenofobo particolarmente ostile nei confronti dei rumeni (il film riflette il periodo in cui avvenne l'omicidio alla stazione di Roma della povera Giovanna Reggiani ad opera di un rumeno), Francesca va dritta per la sua strada e la pianificazione del suo percorso di vita: iniziare facendo la badante e poi dare corso al suo progetto, dimostrando, questo anche è l'intento di Francesca, che i rumeni non sono proprio come gli "italiani" li descrivono. Francesca va oltre le puerili generalizzazioni di quelle persone che danno vita a un'atteggiamento perfettamente speculare a quello di cui si sentono vittime. Si emancipa dal comune modo di sentire le cose, da un pressapochismo culturale che genera sempre un'idea parziale e distorta dell'altro. Devo dire che la rappresentazione di come in Romania guardano all'Italia è l'aspetto del film che più mi ha convinto. Bobby Paunesco, in fondo, poteva tergiversare, edulcorare il tutto ben sapendo che l'Italia e la Romania sono pur sempre legate da rapporti politici e commerciali vecchi di secoli con tutto quello che di positivo ciò poteva comportare per la distribuzione del film. Invece, con una chiarezza espositiva che da qualche motivo valido a che si parli di "Neorealismo" rumeno, fa dire cose durissime contro gli italiani (in particolare contro la Mussolini e il sindaco di Verona Tosi), fornendo in sostanza una buona rappresentazione di quel pressapochismo culturale di cui prima, delle chiacchiere sciolte di persone inconsapevolmente vittime di una cultura tipicamente televisiva (che noi italiani conosciamo molto bene, indotti come siamo, a seconda della moda del momento, ad avere paura a turno dei rumeni, gli zingari, gli albanesi, i polacchi, dei nordafricani e così via). A mio avviso, rappresenta bene un aspetto cruciale della nostra contemporaneità, che è quello della volgarità televisiva che indirizza a proprio uso e consumo la percezione che si deve avere delle cose e dei problemi intanto epurati di tutta la complessità del caso. Poi affida a Francesca il compito di rappresentare l'intelligenza, il garbo, lo spazio virtuoso in cui le persone possono incontrarsi in carne ed ossa.

 

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