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Legion

Regia di Scott Stewart vedi scheda film

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La recensione su Legion

di ROTOTOM
6 stelle

Non si vive di solo cinema onanistico d’autore. Non sempre è indispensabile spendere tre ore e un quarto della propria vita su un immobile film cinese. Non è fondamentale che un film debba per forza significare qualcosa o essere gravido di realtà. Anzi, l’anima del cinema è più vicina al farlocco sbigottimento dei trucchi di Méliès piuttosto che alla perniciosa ricerca del vero dei Lumière. Così quando l’Arcangelo Gabriele tenta di storpiare con una mazza ferrata il bel visino dell’Arcangelo Michele che risponde a sua volta con una grandinata di proiettili dal   suo fucile d’assalto mentre la solita bonazza dei film action che fa la cameriera in un buco sperduto nel nulla del deserto californiano invece di sfilare alla Settimana della Moda a Milano è lì lì per dare alla luce il bimbo che sarà il salvatore del mondo e lo fa con solo una –dico una- spinta pelvica alla faccia dei travagli con ore in doppia cifra, allora l’unica cosa da fare è appoggiare i piedi sullo schienale della poltroncina di fronte e sorridere. Cosa fattibilissima nel mio caso visto che per la prima volta  mi sono trovato completamente solo in una sala cinematografica in balìa di un film.

Legion è un film veramente tamarro. Trucidamente scritto con l’Uniposca a punta grassa, disegna i gloriosi stereotipi dei film horror di serie B e si compiace del loro ritmico lasciarci le penne: c’è la famiglia borghese in panne, padre fico, moglie isterica, figlia fica intellettualmente ipodotata . C’è il nero cattivo che però dentro è buono. C’è il nero buono buono che muore male subito. Due generazioni di sfigati, padre e figlio. Il padre è Dennis Quaid, sudatissimo. La già nominata ninfetta pregna dai labbroni evocativi e lui, Paul Bettany ovvero l’Arcangelo Michele tatuato e cazzuto, armato come tutti e quattro i Rambo messi insieme e che decide di salvare il Messia sfidando Dio in persona. Mica Manitù o il Mago Otelma. Si, perché Dio, dice il curioso pretesto, si è stancato per l’ennesima volta degli uomini e nonostante un Diluvio Universale, l’Aids, i Fratelli Lehman e Calciopoli, vedendo le sue creaturine che ottusamente non ne vogliono sapere di estinguersi, decide di mandare direttamente gli Angeli (!) a possedere gli umani(!!) e trasformarli in qualcosa di simile a zombi (!!!) per sterminare i sette malcapitati che proteggono loro malgrado l’Infante Salvatore. Se cercate un film che si accordi alla ritmica masticazione compulsiva dei pop corn, Legion fa al caso vostro.

Il bello del cinema di genere è questo, non c’è alcun sottotesto e nessuna metafora, c’è un meccanismo di irriverente sfacciataggine funzionale a se stesso e qualsiasi riferimento a persone, luoghi, divinità, dogmi, tabù è semplicemente materia filmica ad uso e consumo della storia che si deve portare a termine mentre  i personaggi sono granitici nel  reiterare le loro caratteristiche senza alcuna evoluzione. Così come nulla deve essere lasciato alla libera interpretazione: dato l’assunto – l’Apocalisse – i dialoghi riempiono le pause di un intreccio grottesco fatto di sparatorie e morti bizzarre  al solo scopo di spiegare gli avvenimenti preparando il terreno alla risoluzione del tutto. Legion è un prodotto in senso stretto del termine, pensato e realizzato per essere medio bilanciando l’assurdità del tema con una messa in scena tutto sommato convenzionale, quindi rassicurante. Nel bar di sorprendente fatiscenza prende corpo la passione dell’americano medio, cattolico, armato, atavicamente impegnato a proteggere il proprio fortino, ispiratore del tema dell’assedio tanto caro al cinema horror. L’ironia serpeggia a stemperare la tensione, il sangue c’è ma non si vede, il consueto giochino del politicamente (s)corretto produce una divertente  vecchina/demone e un malefico bimbo posseduto, una moralina spendibile al portatore serpeggia tra i personaggi ghignanti alla quale forse nemmeno loro  credono tanto.  E’ la rassicurante normalità del caos che rende immortale questo genere di film, la catarsi del suo irrazionale abbandonarsi all’oblio senza alcuna ragione plausibile se non quella puramente ludica.

La cosa ancora più divertente è la notizia della piccata critica della Santa Sede nei confronti di Legion per il tema che tratta, per come dipinge gli Angeli in modo così distorta e per come Dio ne esca fuori come capriccioso e crudele.

Ci deve essere uno specifico Responsabile Indignazioni Cinematografiche in Vaticano, ogni tanto sbuffa su qualcosa di sciocco, sbava, ringhia e poi torna quieto a masticare il suo osso nel vano sottoscala adibito a  ufficio. Scherza coi fanti ma lascia stare i santi, dice il proverbio. Trovati un lavoro serio da fare, dico io.

 

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