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Videocracy. Basta apparire

Regia di Erik Gandini vedi scheda film

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La recensione su Videocracy. Basta apparire

di FilmTv Rivista
6 stelle

È difficile persino guardarsi in faccia dopo questo film. Perché, per dirla alla Gaber, Videocracy non è un documentario contro Berlusconi, un rassicurante pamphlet catartico, ma è l’opera contro il Berlusconi che è in noi. Come Saviano e Garrone sono entrati nel magma camorristico, Gandini entra nelle sabbie mobili luccicanti -tonalità (Costa) Smeralda - della Tv e della videocrazia che ha prima abbagliato, poi drogato, infine ucciso questo Paese, trasformandolo in zombie. E se Berlusconi ne è la divinità adorata che in virtù di soldi, potere e monopoli ha modellato l’Italia a sua immagine e somiglianza, essendone già, per talento naturale, il campione parossistico e oscuro, se Mora ne è la depravazione da commedia dell’assurdo (tondo ed ebete pontifica, tra le svastiche e gli inni fascisti del suo cellulare), Fabrizio Corona ne è la chiave, il virus evoluto e (s)corretto. Gandini, nel suo viaggio nella videocrazia tricolore mette insieme poche ma illuminanti verità, con un’ironica e implacabile consequenzialità, visiva e narrativa: Ricky, il ragazzo che farebbe di tutto per comparire in Tv, le aspiranti veline dal viso triste, il regista del GF, dio minore dei meccanismi del potere, il citato Lele Mora, la fotografa di Villa Certosa e dintorni, il Billionaire e, appunto, Fabrizio Corona (non a caso prossimo progetto di Garrone), antieroe consapevole e feroce. Berlusconi è “solo” il filo nero che li unisce, la loro faccia sorridente, il loro esempio e obiettivo. Eccola l’Italia spiegata a uno straniero da un italiano che all’alba dell’Era Berluscoide è andato in Svezia. Gandini non è come noi, non si è abituato. Non ha smesso di indignarsi solo perché il futuro sarebbe stato peggiore del presente. Ha la filmografia (da Gitmo a Sacrificio, passando per la Bosnia) di chi conosce l’orrore di un mondo che precipita sorridendo. E non ha paura di sporcarsi le mani per scendere negli ingranaggi e arrivare al sistema. Il nemico non è Berlusconi, ma questa Italia. Un Paese di morti viventi che merita solo una Corona di spine.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 35 del 2009

Autore: Boris Sollazzo

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