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Videocracy. Basta apparire

Regia di Erik Gandini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Videocracy. Basta apparire

di hallorann
8 stelle

“Che danno ci farà un sistema che ci stordisce di bisogni artificiali facendoci dimenticare quelli reali?”.

Questa frase dello scrittore sudamericano Eduardo Galeano ben si adatta a ciò che è successo a noi italiani con trent’anni di Tv commerciale. VIDEOCRACY dell’italo-svedese Erik Gandini sostiene questa tesi e analizza il rapporto perverso e ormai consolidato che si è venuto a creare tra Tv e potere nel nostro paese. Il documentario si apre con una trasmissione del ’78 in cui una casalinga si spoglia. “Un piccolo esperimento televisivo” dell’allora imprenditore edile Silvio Berlusconi (ma è stato appurato dai solerti servitori di “Striscia la notizia” che quella rete non apparteneva a Lui ma ciò non cambia la sostanza del discorso), quando non era ancora “sua emittenza”, da cui parte la rivoluzione culturale. La Tv commerciale che colonizzerà il nostro sub inconscio. E non solo quello. Oggi quel coraggioso pioniere è diventato Presidente del Consiglio per ben tre volte ed è proprietario di Mediaset, controllore della Rai, editore di giornali, della Mondadori etc. etc. VIDEOCRACY si sofferma su quattro personaggi espressioni del Cavaliere di cui uno inconsapevole. Partiamo da quest’ultimo: Ricky è un giovanotto che non vuol fare l’operaio tutta la vita e quindi fa la comparsa televisiva, sogna di diventare un divo del piccolo schermo perché se non si appare in quella scatola magica non sei nessuno. Si esibisce in decine di provini proponendosi come discutibile ibrido tra il cantante Ricky Martin e l’attore palestrato e campione di arti marziali Van Damme. Senza alcun talento. Sostenuto e adorato dalla madre non perde la speranza. Ricky è un figlio (televisivo) dei nostri tempi e dice:”In Tv le ragazze rubano il mestiere a noi ragazzi”. Alla fine della sua storia non si sa se ridere o piangere. Marella (moglie del sindaco di Olbia) è una fotografa che ha la casa vicino a Villa Certosa, il regno del PRESIDENTEDITUTTO. Lei ha il pass esclusivo per fotografare il premier e la sua fauna durante le numerose feste in Costa Smeralda. Entrambi (la Marella e Silvio) hanno in comune l’abbronzatura posticcia e la passione per i chirurghi plastici. Lele Mora è l’agente televisivo che ha inflazionato le trasmissioni televisive di nullità assurte a divi e starlette. Un re Mida che nella sua villa ospita tronisti e aspiranti tali, un fautore di spazzatura che filosofeggia sul “basta apparire per diventare una celebrità”. Con assoluto candore ostenta il suo amore per il Duce del ventennio (Mussolini) e per quello odierno (Berlusconi of course). Fabrizio Corona è il rappresentante più puro della volgarità e dell’immoralità prodotta dalla videocrazia. Un tempo c’erano i paparazzi di felliniana memoria, oggi l’agenzia Corona’s, la quale fotografa i presunti divi creati dalle Tv private e non solo, dai numerosi giornali scandalistici (soprattutto dell’area Mondadori e Cairo, un altro derivato del berlusconismo) e poi li ricatta guadagnandoci sopra. Un’inchiesta e il conseguente arresto di Corona sembravano aver arginato quel lerciume, ma il nostro “eroe”, subito dopo il rilascio, si è rilanciato e fino alla scorsa estate faceva la marchetta di lusso nelle discoteche di tutta l’Italia. Gandini commenta e registra, in qualità di cittadino straniero, tutto questo con occhio lucido e interrogativo, ci mostra il dietro le quinte del Grande Fratello con gli impensabili connubi tra politica e palinsesti televisivi. Orde di giovani che affollano le feste per vedere e farsi fotografare con i personaggi citati, I MOSTRI del terzo millennio. Un declino morale e culturale di cui non si vede la fine. Il Caimano aleggia su tutto, in conferenze stampa auto celebrative, in cittadinanze onorarie (Olbia), in sorrisi e baci per tutti. Un burattinaio che ha mandato al macero il cervello degli italiani, rincoglionendo e cambiando il costume (prima) e la politica (dopo), forgiando una sorta di fascismo mediatico fatto di tette, culi, sponsor, populismo, applicazione libera della P2 di Gelli in cui gli abitanti dello stivale sono diventati cittadini/consumatori/clienti. Non è un caso che il trailer di questo documentario sia stato proibito alla Rai e a Mediaset. VIDEOCRACY, nello stile, ricorda il rigore di GOMORRA e a tratti certi film grotteschi (il racconto di Corona con le musiche elettroniche di Osterberg e Soderberg richiamano l’inquietante Morricone di TODO MODO), peccato però che qui sostanza e personaggi siano reali!

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