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Tron Legacy

Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film

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La recensione su Tron Legacy

di Stuntman Miglio
6 stelle

"Tron Legacy", più che un sequel, è un aggiornamento 2.0 dell'omonimo e per molti aspetti fondamentale lungometraggio del 1982. Nonostante la vicenda abbia una sua continuità nell' iniziare dalla scomparsa di Kevin Flynn subito dopo i fatti narrati nel primo capitolo, di fatto, il film di Jospeh Kosinski, si limita a riproporre le medesime e celebri dinamiche di realtà virtuale adattandole a quello che è l'attuale modo di fare cinema con la computer-grafica. Del resto, in quasi trent'anni, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Spielberg, Cameron e Lucas, passando per i fratelli Wachowski, hanno fatto sì che le tecniche migliorassero di anno in anno raggiungendo livelli che oggi rasentano la perfezione. Potete quindi immaginare come quella peculiare ed obsoleta struttura platform di vent'anni prima possa essere stata rimpiazzata da effetti grafici e visivi più dinamici, da scenografie più sontuose e movimenti più realistici. Squadra che vince non si cambia per cui l' immaginario di fondo rimane immutato ma quando il ribelle figlio di Flynn - alla ricerca proprio del padre scomparso - viene catapultato nella rete prima e nell' arena dei giochi poi, non si può non notare l'incredibile evoluzione dell'insieme. Gli intercettatori, i combattimenti con i dischi, le corse in moto, i costumi, quasi tutto rimanda alla matrice firmata Lisberger con l'aggiunta di qualche veicolo nuovo, un po' di arti marziali, una colonna sonora dedicata (Daft Punk) e diversi personaggi nemmeno troppo secondari che lasciano il segno. Programmi alter ego a parte, l'impero è ancora una questione di famiglia così come insegnava Lucas trent'anni prima: tradimenti, gelosie, ambizioni smisurate, giovani intraprendenti, vecchi saggi, combattimenti all'ultimo sangue, mobilitazione d'eserciti e tanti altri elementi epici che contribuiscono a fare di "Tron Legacy" un buon prodotto d'intrattenimento sia a livello visivo che emotivo ma non troppo originale in fatto di contenuti. Oggi come ieri, i difetti più vistosi della pellicola risiedono ancora in un soggetto colmo di passaggi e rivelazioni logicamente improbabili che hanno il loro culmine nella forma di vita superiore che si viene a creare dal nulla all'interno del sistema elettronico. Non cessano inoltre le similitudini fra i due mondi paralleli con rimandi a genocidi (quello delle ISO) ed a storie d'amore impossibili. Kosinski, scoperto da David Fincher, è professionista esperto nell'utilizzo esclusivo della computer grafica e qui, al suo primo lungometraggio per il cinema, si dimostra all'altezza delle aspettative dirigendo con polso e conferendo al film il giusto ritmo ed impatto emotivo collezionando diverse sequenze riuscite ed almeno una memorabile ovvero quella ambientata nel club End of the message dove facciamo la conoscenza di uno strepitoso Michael Sheen in versione glam-rock e dove il Creatore Jeff Bridges scende finalmente in campo seminando il panico fra i programmi. Funzionale il protagonista Garrett Hedlund, folgorante e destabilizzante Olivia Wilde nei panni di Quorra, bella e sensuale al punto da giustificare la sua appartenenza ad una specie superiore.

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