Espandi menu
cerca
Soul Kitchen

Regia di Fatih Akin vedi scheda film

Recensioni

L'autore

pazuzu

pazuzu

Iscritto dal 2 luglio 2005 Vai al suo profilo
  • Seguaci 101
  • Post 4
  • Recensioni 477
  • Playlist 12
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Soul Kitchen

di pazuzu
8 stelle

Zinos (Adam Bousdoukos) gestisce un ristorante greco di poche pretese in cui cucina e serve «40 piatti tutti con lo stesso sapore» per una clientela più o meno fissa fatta di gente che va lì per riempire lo stomaco con qualunque schifezza. I suoi problemi iniziano quando la sua ragazza Nadine (Pheline Roggan), bella benestante ed egoista, si trasferisce a Shangai per lavoro, suo fratello Illias (Moritz Bleibtreu), il mago del furto in libertà vigilata e con permesso di lavoro, gli chiede di assumerlo per dargli una copertura, e lui, in seguito ad un banale incidente, si ritrova con un mal di schiena cronico che gli impedisce di lavorare inducendolo a prendere un nuovo cuoco, Shayn, (Birol Ünel) talentuoso ma fuori di testa, che cucina «da orgasmo» ma è allergico alle buone maniere, alla diplomazia e ai clienti di bocca buona.
Ambientato in una Amburgo globalizzata e cosmopolita, il nuovo film di Fatih Akin ruota attorno a Zinos e al suo ristorante, il Soul Kitchen. Ma l'esile trama è poco più che un pretesto per mettere in scena una sarabanda di situazioni e personaggi al limite: c'è Lucia, la cameriera dall'apparenza rude ma dal cuore tenero, c'è Anna, la fisioterapista dalle mani gentili e lo sguardo malizioso, c'è il vecchio amico Thomas, ora laido palazzinaro, che torna a farsi vivo per portargli via il locale, c'è l'esattrice del fisco, rancorosa e repressa, c'è Socrates, il vecchio marinaio sboccato che mangia con le cuffie alle orecchie per non ascoltare la musica assordante che lo circonda. Già, la musica: «la musica è cibo per l'anima», dice Zinos, ed è personaggio anch'essa, e tra i più importanti, a contrappuntare il film per quasi tutta la sua interezza tra soul (ovviamente), funk e r'n'b.
L'approdo di Akin alla commedia è quindi convincente: la semplicità del plot non è un difetto ma una scelta di leggerezza, gli accadimenti sono talvolta anche prevedibili, ma a mantenere alto il ritmo e l'attenzione sono la freschezza dei singoli episodi, l'ironia che, accessibile e (volutamente) di grana grossa, riesce a volare basso senza apparire mai gratuitamente volgare, anzi giungendo talvolta a momenti irresistibili durante i quali è impossibile non ridere di gusto (indimenticabile la terapia alternativa di Kemal "lo spaccaossa"), e la verve degli attori. Perché in questo bell'esempio di film corale tutti i personaggi, anche quelli apparentemente marginali, hanno l'onere e l'onore di catalizzare l'attenzione del pubblico con caratterizzazioni efficaci o anche sublimi (impagabile Birol Ünel con il suo cuoco lanciatore di coltelli) capaci di andare sopra le righe senza quasi mai sfociare nella classica macchietta. Va gustato d'un fiato Soul kitchen, e, possibilmente, a tutto volume.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati