Regia di Fatih Akin vedi scheda film
Fatih Akin ha fatto ancora centro. Nulla di trascendentale nella storia, o meglio nelle storie narrate, che seguono uno schema narrativo collaudatissimo. Sia l'avventura professionale che sentimentale del protagonista, così come quella umana del fratello carcerato e della cameriera del ristorante, partono da premesse pessime, poi si sogna il riscatto, si realizzano (temporaneamente) i progetti per poi vederli crollare miseramente, ma con il prevedibile riscatto finale, quasi per tutti. Eppure Akin narra tutto ciò con maestria, affidando ad alcune situazioni e personaggi il ruolo cardine per passare da una fase all'altra, senza stanchezza o cadute di tono (il cuoco integralista, il mal di schiena del protagonista, i continui furti degli amici del fratello). Anche alcuni momenti apparentemente eccessivi o paradossali se non surreali, il "rapporto" con il "fisco" in testa, hanno un loro perchè nella storia, ed alla fine il cerchio si chiude senza sbavature. Quando spesso un film si siede, verso i 3/4 della narrazione, qui siamo nel pieno del marasma, e si aspetta di capire come si arriverà a quella conclusione positiva che comunque si percepisce. Ma il "come" è davvero valido, con alcuni movimenti di macchina davvero interessanti, ed una sorta di sensazione di spontaneità e ingenuità in un racconto a tratti quasi grossolano e grezzo (sicuramente volute, visto che ormai Akin è un regista pluripremiato e non certo un esordiente). Comunque funziona tutto, titoli di coda compresi. Quando uscirà andate a vederlo (l'ho visto in una anteprima).
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