Regia di Nora Ephron vedi scheda film
Un film gastronomicamente indigesto… come il troppo burro che elargisce e spalma a man bassa in tutte le preparazioni culinarie che ci propina. Un po’ come al supermercato, insomma, un’offerta speciale pre-natalizia del tipo “paghi uno e prendi due”.
Se devo scegliere, preferisco di gran lunga la storia “antica”, molto più saporosamente densa rispetto alla scipita “lezioncina di stile” di quella contemporanea (anche perché mi sembra decisamente stupidina, oltre che faticosa e “particolarmente dispendiosa” la modalità con la quale la seconda Julie procede nella riconquista della sua auto-stima e vince la noia esistenziale della sua vita: derive paranoiche dell’esibizione nella rete, si potrebbero definire le sue… ma non siamo cattivi e diciamo, come al solito, che chi si accontenta gode, e che se non altro, visto in quest’ottica, l’episodio ha il merito di essere per lo meno un preciso e un po’ acidulo “specchio dei tempi”).
Fortemente virata al femminile, è un’operina composita fatta apposta per deliziare lo “specifico target di riferimento”, e credo che in questo ci riesca perfettamente.
Per carità.. carino, ben impaginato, con piccole gustose annotazioni, ma per chi come me non apprezza il genere, un po’ una “palla”, una di quelle cose insomma che viste nella calda intimità della propria abitazione invece che in una sala, riescono persino a guarire dall’insonnia, per l’effetto un po’ soporifero derivante dall’accumulo di melassa che elargiscono a man bassa (mi direte: ma perché ci sei andato allora? semplicemente perché non sempre - se si esce in compagnia - è possibile sottrarsi alle “proposte” di chi ti è accanto, visto che siamo in democrazia, e qualche volta si deve sottostare anche “all’altrui volere” facendo persino buon viso a cattiva sorte).
Ma come dicevo, la regia è ben coordinata (e in questo la Ephron si conferma in perfetta sintonia con tutto quello che ha prodotto prima, anche se la preferivo di gran lunga cone semplice sceneggiatrice), la recitazione ben curata, le ambientazioni ricostruite con cura, ma il tutto “senza” slanci o emozioni, quasi irreale come una novella (anzi, due).
Recitazione eccellente comunque, su questo non ci piove (ma su tutti la mia preferenza va allo straordinario, misuratissimo Stanley Tucci), perché anche la Sreep (per carità… come al solito bravissima, ci mancherebbe!! riesce persino a sembrare molto più alta di quanto non lo sia in realtà, che vogliamo di più?) qui a me sembra che sfiori la “maniera”, il virtuosismo fine a se stesso, il “guardate quanto sono brava” (penalizzata per altro da una querula vocetta fastidiosamente disturbante che la doppia malamente e non le giova affatto). Di gran lunga più misurata l’efficace prova di Amy Adams (in questo caso però è proprio il personaggio che mi sta… insomma avete perfettamente capito dove!!! Quindi apprezzo, ma non mi esalto).
Giudizio di sufficienza, alla fine, perché non c’è niente che non vada davvero, diciamo semplicemente che è a me che non interessa!!!!
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