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Lo spazio bianco

Regia di Francesca Comencini vedi scheda film

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La recensione su Lo spazio bianco

di marlucche
4 stelle

Ennesimo film italiano con presunzioni registiche e attoriali, quelle sì di alto livello.
Un film costruito su Margherita Buy senza che ci siano le fondamenta, che indugia sulle sue zampe di gallina senza pietà (ma fa molto “d’autore”).
Arrogante la messa in scena che getta lo spettatore nel pieno della vicenda che, senza troppe spiegazioni balza da una situazione all’altra senza entrare nel merito, lasciandoci il compito di intuire (piuttosto facile del resto) gli accadimenti.
In genere non parlo della trama ma in questo caso è necessario spendere due parole per spiegare come quest’”opera” sia uno dei tanti progetti in cui (seppur toppando clamorosamente) niente viene lasciato al caso…
La protagonista, acida, legnosa e anche un po’ saccente (non a caso è una professoressa delle scuole serali, con una casa al di sopra del suo stipendio). Nella sua totale chiusura verso il mondo ma soprattutto verso sé stessa si trova ad avere la paradigmatica storia con un uomo più giovane di lei di cui ignoriamo perché si innamori. L’amore è cieco? Sordo? Forse tutti e due? Magari cieco no visto che il tipo è piacente con quella barbetta fatta crescere ad hoc… purtroppo però ha già un figlioletto in fasce (e ovviamente non è dato sapere dove sia la madre). Insomma la Buy, tutta abitini svasati e gonnelline corte, forse a testimoniare anche la sua poca voglia di crescere resta incinta e dopo averci fatto capire che dei bambini non gliene può frega’ di meno anzi che ne è pure infastidita perde il senno e la sua vita cambia drasticamente. La figlia nasce prematura e a lei tocca vivere l’esperienza dell’incubatrice. Continua ad essere insopportabile e saccente pure di fronte a questa batosta e guarda dall’alto in basso le napoletane veraci, anche loro con ‘e creature premature… trova il tempo a nemmeno un mese dal cesareo di farsi trombare dal dottorino che segue il caso. Poretta quant’è triste! Dialoga con una magistrata che sta nel suo palazzo (il tocco socio/poltico nobilita si sa…) e il tutto è inframezzato da teneri siparietti con i suoi alunni… uno stuolo di ignoranti dal cuore tenero che la chiamano “professore’”.
Su…. Dai… Io direi che di certo cinema se ne può veramente fare a meno… E possiamo fare a meno anche di chi per lanciare questo filmetto, destinato ad essere dimenticato in meno di una settimana, ha parlato di una Margherita Buy sensuale… Tra l’altro (perché il cinema è fatto anche da “maestranze”…) truccata, pettinata e vestita da far schifo… ma forse è “d’autore” anche questo….

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