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The Invention of Lying - Il primo dei bugiardi

Regia di Ricky Gervais, Matthew Robinson vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su The Invention of Lying - Il primo dei bugiardi

di Fanny Sally
7 stelle

In un mondo in cui non esistono le bugie, la religione o la finzione, e tutti dichiarano sempre esattamente ciò che pensano senza alcun filtro o imbarazzo, uno sceneggiatore televisivo sull’orlo del licenziamento per lo scarso successo dei suoi film storici (gli unici approvati e realizzati, dato che non è possibile inventare nulla), inizia a mentire, accorgendosi di essere capace gradualmente di migliorare la sua vita e quella delle persone che lo circondano.

 

Presupposto tanto dissacrante quanto stimolante quello attorno a cui si sviluppa la trama di questa estrosa commedia, scritta, diretta e interpretata dal comico britannico Ricky Gervais, nella quale si giunge a riconoscere i vantaggi derivanti dall’invenzione delle bugie nella realtà di tutti i giorni. Il protagonista Mark (Gervais) dapprima inganna la cassiera di una banca, riuscendo a prelevare una somma superiore a quella posseduta, e rendendosi conto di essere creduto, perché nessuno conosce la falsità, usa questo espediente in vari contesti, a suo favore o per aiutare gli altri. Tuttavia è quando osa raccontare alla madre morente del Paradiso che innesca una serie di reazioni sconcertate da parte della gente che inizia a considerarlo una sorta di messia, con esiti tragicomici. L’unica persona alla quale non saprà mentire fino in fondo, difatti, è la donna di cui si è innamorato (la graziosa e un po’ svampita Jennifer Garner), che lo continua a respingere restando fedele ad un infallibile logica razionale, secondo cui lei, bella e perfetta, unendosi al pretendente grassoccio e bruttino, genererebbe una prole altrettanto sgraziata.

 

Ostacolata e rimandata a causa di alcune beghe di produzione, e uscita in Italia esclusivamente in versione home video, questa commedia, in parte fantasiosa e paradossale, in parte diretta e intelligente nell’affrontare dei temi anche scottanti quali la fede, la storia e la morale, è senza dubbio originale, ben confezionata e recitata con la dovuta dose di ironia tipicamente british, anche se si rivela a tratti un po’ sempliciotta e poco probabile.

Non è tanto pensabile che l’odierna società, parzialmente presentata nella ricostruzione seppure inventata della storia, potrebbe essersi evoluta alla stessa maniera, se non fossero esistiti uomini che avessero usato l’inganno e l’immaginazione.

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