Regia di Jonathan Mostow vedi scheda film
Sa terribilmente di rancido quest’operina un po’ presuntuosa che raccatta a destra e a manca scorie mal digerite per “replicarle” nell’ovvio e nello scontato (questo sì) persino nelle tipologie scelte per rappresentare “fisicamente” i personaggi, di molti precedenti più o meno illustri (vedi l’omino sulla carrozzella e i suoi “tardivi” e poco credibili rigurgiti di coscienza).
Nemmeno gli effetti speciali sono poi così spettacolari, se ci costringono a sorbirci per molti minuti un “orrorifico” rifacimento di Bruce Willis con un impossibile parrucchino biondo che pare davvero una frittatina, e una plastificata espressione un po’ demente che spinge alla risata ironica.
Dopo appena 10 minuti dall’inizio, “sapevo già” (o meglio immaginavo) come stavano le cose… e non mi sono sbagliato di molto nemmeno sullo scommettere da subito sulle persino scontate (e un po’ tirate per i capelli) motivazioni “etiche” che generano “il corto circuito” (non dico di più per non raccontare troppo).
Abbandonato il pupazzo/manichino (si dovrebbe dire Avatar adesso?) per irreparabile rottura dei circuiti e ritornato nei suoi panni un po’ dolenti, Willis fa quel che può per dare senso a un personaggio e una storia troppo risaputa per coinvolgere o per “meravigliare”.
Quindi… davvero calma piatta su tutti i fronti (compreso quello della partecipazione emotiva).
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