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Aelita

Regia di Jakov Protazanov vedi scheda film

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La recensione su Aelita

di Brady
8 stelle

Più che solo un film, il regista sembra volerci tramandare un mondo, tramandarci tutta l'arte di un popolo ed il meglio dell'arte cinematografica in bianco e nero nonché muta. Quasi un canto del cigno di una tecnica destinata alla lunga a lasciare il passo al nuovo, ma non necessariamente al meglio.

Una sorta di Manifesto del Partito Comunista che ripercorre nella vita dei personaggi le vicende della recente liberazione Russa dalla dominazione della classe dominante.

L'aspetto fantascentifico è decisamente messo in secondo piano ed è solamente lo strumento per dimostrare che tutto l'universo ha bisogno di nuove prospettive, di essere liberato dalla schiavitù per arrivare all'autogoverno del popolo.

E nessuno può pretendere di strumentalizzare l'esercito ed il popolo per eliminare i despoti e poi servirsi del primo per reprimere il secondo.

Immancabile l'efficienza con cui ci si prende prima cura dei 'profughi' e poi persino dei bambini illegittimi nel 'befotrofio' (termina sinora a me ignoto). A dimostrazione che il comunismo... funziona...

 

Quanto mai belle queste riprese in bianco e nero, con una ricchezza di dettagli ed una qualità superlative.

Se poi passiamo alle scenografie futuriste e ai costumi, l'immaginazione e la cura tecnica è assolutamente stupefacente per i tempi e denota una conoscenza od anche un livello di sperimentazione decisamente elevato.

I costumi sono splendidi, anzi non c'è un termine per descriverne la bellezza e la purezza espressiva. I fasci di luce generati dai fili sospesi sono perfetti e sembra che ogni dettaglio sia stato studiato appositamente per dare il meglio con le riprese in b/n.

 

L'altro aspetto che lascia stupiti è la capacità delle sole immagini, anche senza i pochi commenti, di realizzare una serie così vasta e promisqua di sentimenti, di sensazioni. La sfumature sono pressocché infinite a creare un'intera costellazione di volti e di espressioni che inebriano.

 

Più che solo un film, il regista sembra volerci tramandare un mondo, tramandarci tutta l'arte di un popolo ed il meglio dell'arte cinematografica in bianco e nero nonché muta. Quasi un canto del cigno di una tecnica destinata alla lunga a lasciare il passo al nuovo, ma non necessariamente al meglio.

 

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