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Whiteout. Incubo bianco

Regia di Dominic Sena vedi scheda film

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La recensione su Whiteout. Incubo bianco

di mc 5
6 stelle

Diciamoci subito la verità. Anzi LE verità. Sì, perchè due sono gli aspetti certi di questo film. Due i punti fermi. Primo: si tratta di una pellicola di livello piuttosto modesto. Il film, in effetti non è inguardabile. Solo che, complice anche lo sfondo statico ed uniforme dei ghiacci dell'Antartide, non riesce ad appassionare mai veramente lo spettatore. A merito della pellicola possiamo però segnalare l'assenza di pretenziosità, nel senso che il film non si propone come un "blockbuster acchiappatutto", ed aggiungendoci anche la scarsa promozione che ne ha accompagnato l'uscita, tutto sommato penso che sia giusto appioppargli la sufficienza. In definitiva, possiamo affermare che per un pubblico non eccessivamente esigente quale è quello (per dire) che va poco al cinema ed è "addomesticato" dal consumo televisivo, questo film può funzionare. Va da sè, d'altro canto, che per un pubblico di appassionati del genere thriller, la delusione è dietro l'angolo, per una serie di motivi che proverò ad indagare. Intanto la regìa di Dominic Sena mi è parsa notevolmente piatta, priva di slanci autentici che vadano oltre la ricerca del facile effetto-crudezza di certi dettagli di corpi dilaniati o di punti di sutura inquadrati in primissimo piano. Ma la cosa peggiore (ai limiti della vergogna) è una sceneggiatura per certi aspetti dilettantesca e che racchiude incongruenze davvero imbarazzanti. Poi c'è l'elemento primario che domina e sovrasta ambiguamente tutta la vicenda, cioè la neve, e il ghiaccio, e il freddo....insomma tutto ciò che caratterizza il Polo, il luogo più gelido dell'universo. Non a caso ho usato il termine "ambiguo", perchè questo fattore dello sfondo ambientale può rivestire una duplice funzione. Da una parte questo "inferno bianco" rappresenta, coi suoi panorami innevati e con questo impressionante deserto algido, un elemento di fascino indiscutibile. E infatti va detto che uno dei  (pochi) meriti attribuibili al regista è quello di aver saputo sfruttare un paesaggio di una suggestione unica restituendone appieno il fascino e la potenza. Sono infatti presenti scene di tempeste di neve che non possono lasciare indifferenti, generando quasi un senso di soffocamento nello spettatore. Però (e questo è l'altro versante del discorso) una vicenda collocata dall'inizio alla fine in un simile contesto ambientale diventa piuttosto difficile da gestire, a meno che in cabina di regìa non sia presente una specie di genio. E, come avrete intuito, non è il nostro caso. Inevitabile quindi che, già verso la metà del primo tempo, subentri una certa noia, accompagnata da un vago senso di claustrofobìa. Ma, tanto per chiarire che non ho perso il filo del discorso iniziale, vediamo a cosa mi riferivo quando accennavo ad un secondo punto fermo del film. Assodato che il primo punto è dunque la neve (che qui avvolge tutto, ma proprio tutto) sua co-protagonista è quella meravigliosa creatura che risponde al nome di Kate Beckinsale. Ecco. Lei è praticamente l'80% del film. E penso di non essere il solo caso di spettatore che, da appassionato di cinema consapevole che il film non si annunciava esaltante, ha scelto ugualmente di vederlo per non perdersi la performance di una delle attrici più belle e seducenti che oggi Hollywood possa annoverare. Che poi, ad onor del vero va detto che la nostra Kate è anche brava, e ogni volta se la cava sempre professionalmente con estrema dignità. Ma è soprattutto quel suo splendido viso che illumina lo schermo alla pari col bagliore emanato dal panorama più bianco che ci sia. Okay, datemi pure del maniaco, ma io mi sono fissato in particolare sulle sue labbra. Sensualissime. E qui mi verrebbe da condividere quei giudizi critici secondo cui la buona performance della Beckinsale è la sola cosa che si salva del film. Ma no, via, io non sarei così drastico, e, come prima accennavo, il film raggiunge la (risicata) sufficienza. Fermo restando che la presenza carismatica della Beckinsale salva il film stesso dall'affossamento. Dopo essermi soffermato sulla descrizione dello sfondo, non vale la pena raccontare nel dettaglio anche la vicenda (comunque un thriller internazionale che rimastica residui della Guerra Fredda) perchè, per quanto disseminata di momenti di qualche suspense, la trama risulta sostanzialmente priva di appeal e di interesse. Figuratevi che il colpo di scena conclusivo, basato su un personaggio del film, non sconvolge proprio nessuno e può suscitare tutt'alpiù un sorriso stanco. E adesso, per chiudere, ecco l'outing finale a sorpresa da parte del sottoscritto. Io detesto, in realtà, la neve ed ho con essa un pessimo rapporto da sempre. E se non fosse stato per la presenza della "divina" Kate Beckinsale, col cavolo che sarei andato a vedere un film in cui non si vede nient'altro che neve!!
Voto: 6

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