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Shutter Island

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Shutter Island

di ohdaesoo
8 stelle

Credo che questo sia uno di quei film che necessiti assolutamente di una seconda visione. E non per capirci di più ma per rivederlo alla luce di quello che, solo adesso, sai.
Film non facile insomma, basato sul gioco di cos'è vero e cosa non lo è, qual è la verità, quale la menzogna. Opera torbida, dura, mentale, fastidiosa a volte sia visivamente che psicologicamente, pellicola nella quale la memoria individuale si incrocia con la Memoria, quella storica, dove i delitti del singolo uomo giocano a dadi con quelli dell' Uomo, i più nefandi, i più terribili.
L' agente federale Teddy Daniels si reca nell'isola penitenziario di Shutter Island dove sono imprigionati e curati molti criminali malati di mente. Il pretesto è la sparizione di una paziente, la realtà è che l'agente Daniels vuole smascherare le pratiche aberranti che subiscono i detenuti da parte dei medici aguzzini. Questo almeno è quello che sembra, ma la realtà, quella vera, è molto diversa...
Il film, come accennato, è molto torbido. Alterna scene dell'eccidio nazista dei campi di concentramento ad altre di malati mentali ridotti a larve, omicidi plurimi di bambini (filicidio per giunta) a discorsi sulla lobotomizzazione. Come si mischiano tutte queste cose? Durante la visione è difficile cogliere un senso ma poi Scorsese nel magnifico sottofinale sul faro (luce, verità) ci spiegherà tutto. E rimarremo spiazzati, meravigliati, colpiti nel più profondo dell'anima. Altri film hanno giocato lo stesso gioco di Scorsese, ma qui, almeno per conto mio, questo gioco era veramente nascosto nel migliore dei modi.

Il capolavoro però è il finale.

E mi sono accorto sia in sala che nel tempo, specie in videoteca, che pochissimi hanno prestato attenzione a quel finale, a quella frase che, quando tutto sembrava ormai in un certo modo, riesce a ribaltare ancora il film e a daegli un significato tutto nuovo. (la terapia funziona davvero).

Asoltatele quelle ultime parole del protagonista (similissime, tra l'altro, a quelle di Oldboy), guardate gli atteggiamenti di tutti e pensateci.

Grande film, immerso in un'atmosfera magnifica di scogli e tempeste, manicomi e cimiteri.

Opera nel quale il ricordo, il suo riaffiorare, o meglio, il modo in cui riaffiora, giusto o sbagliato, segna da solo la famosa linea rossa, il confine tra sanità di mente e pazzia.

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