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Moon

Regia di Duncan Jones vedi scheda film

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La recensione su Moon

di PompiereFI
6 stelle

L’energia della Luna sarà quella del nostro futuro. Ce lo assicura la Lunar Industries Ltd.

Sam Bell, firmato un contratto triennale con la società per essere inviato su di una base lunare a ricavare energia, tifa per i Tennessee Titans ma le partite di football americano che gli vengono inviate sul lato oscuro del satellite non sono proprio nuovissime. Ripiega sui telefilm di “Vita da strega”, alimentando la sua fantasia di poter ritornare presto sul nostro pianeta per rivedere la moglie.

La stanchezza lo porta ad avere un incidente nel tentativo di raccogliere Elio-3 da inviare sulla Terra grazie al lavoro di mietitori, macchinari speciali che vagano in solitario sulla superficie diafana della Luna. Al suo risveglio avrà una sorpresa…


Sam Rockwell (il Sam Bell astronauta) sta in scena da solo dall’inizio alla fine della pellicola. Una prova davvero difficile per lui, superata benissimo grazie alla sua intensa fisicità e alla sua naturale profondità espressiva che infonde un senso di minaccia a ogni singola scena. 

Il suo unico compagno, se così si può chiamare, è un robot accondiscendente di nome GERTY (doppiato in originale da Kevin Spacey) abituato a esprimersi anche attraverso l’uso di emoticons.

Perfino giocando con la messa a fuoco dell’obiettivo, il debuttante regista Duncan Jones, figlio della celebre star David Bowie, dimostra di saperci fare discretamente con la macchina da presa. Mette in scena una storia che non infastidisce del tutto, ricreando abilmente situazioni claustrofobiche cariche di tensione.

Catalogabile come film di genere richiamante alla memoria classici quali “2001”, “Solaris” e “L’uomo che fuggì dal futuro”, “Moon” sembra essere arrivato sulla Terra fuori tempo massimo: quella che propone non è proprio la miglior rappresentazione fantascientifica realizzabile. Mette in campo troppi temi senza svilupparne uno in modo compiuto: la ragione dell’uomo rispetto a quella fredda delle macchine robotiche e computeristiche, l’imperialismo, un accenno incompleto all’ecologia e all’ontologia.

E guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’…

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