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Regia di Alejandro Amenábar vedi scheda film

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La recensione su Agora

di sasso67
8 stelle

Il 27 di giugno il calendario cristiano commemora San Cirillo d’Alessandria, dottore della Chiesa, celebrato anche da Papa Ratzinger (in occasione dell’udienza generale del 3 ottobre 2007). Ricordiamocelo bene, perché fu proprio il vescovo di Alessandria d’Egitto a volere la morte della filosofa e scienziata Ipazia, nel 415 d. C. ed a farla uccidere dalla sua guardia armata, i “parabolani”. Ipazia, figlia del matematico Teone, aveva, agli occhi di Cirillo tre difetti insormontabili: era pagana, in qualità di scienziata metteva in discussione le teoria tolemaica e, infine, era una donna. Dopo che il Cristianesimo, con l’editto di Tessalonica del 380 e i decreti teodosiani del 391-392, era diventato la religione ufficiale dell’Impero, i cristiani non si fecero molto scrupolo di perseguitare quelle che nel frattempo erano diventate minoranze religiose (in particolare ebrei e pagani), così come anni prima erano stati perseguitati essi stessi. Non è un caso che il vescovo Cirillo basi il proprio anatema contro Ipazia su uno scritto di San Paolo, un ebreo convertito, e, come tale, infervorato dell’entusiasmo dei neofiti. Su questa tematica, il film di Amenàbar è un riuscito appello ad evitare ogni fondamentalismo e una condanna senza appello dell’isteria che nasce dall’adesione cieca ad un’ideologia o ad una fede e che porta alla mancanza di rispetto nei confronti di chi la pensa diversamente, nonché alla sua distruzione morale e fisica. La ricostruzione storica è di valore (sebbene gli alessandrini appaiano tutti un po’ troppo europei) e se nella prima parte i dialoghi sanno alquanto di scolastico, con l’aumentare della drammaticità degli eventi, il film acquista in pathos e credibilità. La riuscita finale è dovuta anche alla sentita interpretazione di Rachel Weisz, nel ruolo della protagonista. Il film di Amenàbar ci dice che – è storia – anche i cristiani sono stati talebani e forse non lo sono più grazie al pensiero laico, che i Greci, con le discussioni che si sviluppavano sulle agorà delle varie pòlis, ci hanno insegnato. E se i laici di tutto il mondo, dio non voglia, fondassero una loro chiesa e stilassero un loro calendario, Ipazia di Alessandria d’Egitto sarebbe la prima martire da celebrare, magari il 27 di giugno.

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