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Madre

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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La recensione su Madre

di alan smithee
8 stelle

Locandina Internazionale

Mother (2009): Locandina Internazionale

Bong Joon-ho e’ uno dei piu’ clamorosi esempi di geniale autore, invisibile nel nostro paese, come purtppo capita anche per altri noti e celebrati cineasti, tra i quali mi piace ricordare l’ottimo Brillante Mendoza, piuttosto prolifico ma mai apparso sui nostri regolari circuiti, che da sempre ed ora piu’ che mai privilegiano la forma sul contenuto, l’apparenza e la commerciabilita' sulla sostanza.

L’aggravante, nel caso del nostro autore sud coreano, e’ che il suo cinema ha spesso tutte le caratteristiche per incontrare il favore di una buona parte di pubblico: il successo “sottobanco” del suo meraviglioso The Host, commedia horror/splatter/fantascientifica ne e’ la riprova piu’ evidente: la pellicola, presentata alla Quinzaine di Cannes nel 2006, e’ da anni un cult per giovani e meno giovani appassionati del genere mentre Memories of murder (2003) e’ un teso thriller che ha suscitato consensi pressoche’ unanimi (e l’unico film che, salvo errore, ha goduto di una effimera programmazione presso alcune reti a pagamento).

Mother , che figurava se non ricordo male tra i film in concorso a Cannes 2009 (anzi no, era al Certain Regard), dove ha suscitato consensi pressoche’ unanimi, e’ innanzi tutto una drammatica rappresentazione di un rapporto contrastato madre/figlio, con un genitore apprensivo e oppressivo, in gran parte responsabile del disagio, della inettitudine e irresponsabilita’ del giovane figlio. Si scoprira’ nel corso della vicenda anche un drammatico tentativo di omicidio/suicidio da parte della donna, certamente una figura piuttosto problematica ed inquieta.

Ma il film e’ anche molte altre cose: un giallo innanzi tutto, in cui il barbaro omicidio di una giovane, esposto in modo crudelmente plateale sul tetto di una abitazione, fa andare in tilt le approssimative indagini di una polizia piuttosto svogliata e propensa a scegliere la soluzione piu’ semplice: meglio incolpare il giovane disadattato, povero, e senza grandi possibilita’ di difendersi che sobbarcarsi l'onere di un'indagine apparentemente piuttosto complessa. 

Le forze dell'ordine pero' non tengono conto delle ben celate doti investigative della madre, che si mette coraggiosamente in azione per scoprire la dura verita’, e, di conseguenza, una soluzione che non avrebbe mai voluto trovare (che non rivelo per rispetto nei confronti di chi ancora vorra’ godersi questo splendido film), e che le costera’ un prezzo molto alto e una vittima innocente sulla coscienza.

L’aspetto piu’ interessante del film sta a mio avviso nel modo interessante in cui viene sviluppato ed in seguito rielaborato l’episodio dell’omicidio, visto e rivisto a seconda dello sviluppo delle indagini e del racconto dei vari testimoni occasionali. In ogni caso emerge un'unica sconcertante verita’: l’approssimazione e la casualita’ con cui vengono condotte le indagini da parte della polizia locale, intenta come dicevamo piu’ a trovare una soluzione definitiva che il reale colpevole. Un argomento caldissimo proprio da noi, in questi giorni di verdetti clamorosi sui casi Amanda e Meredith, in cui di chiaro emerge solo che la giustizia (?), per muoversi, necessita’ di tempistiche sconcertanti e che chi puo’ permettersi una super-difesa ha un jolly in piu’ di chi deve ricorrere ad una protezione d’ufficio.

Notevole anche l’interpretazione di Hye-ja Kim, nel ruolo di una madre eccessivamente ansiosa, a cui vanno imputati gran parte dei problemi del figlio disadattato, una donna tenace che pero’ non si arrende neanche di fronte all’evidenza piu’ schietta e drammatica, o almeno fino a quando non si accorge che a pagare dovra’ essere un soggetto ancor piu’ debole e vulnerabile rispetto al gia’ problematico figlio.

Bellissima e indimenticabile la scena della danza della “madre” tra le flessuose spighe di grano con cui si apre il film, ripresa poi nel finale straziante e straniato in cui emerge la soluzione che dovrebbe accomodare tutte le esigenze, ma che invece devasta irreparabilmente la coscienza della protagonista.

 

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