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Vincere

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Vincere

di Baliverna
7 stelle

Secondo me è molto diverso dalla maggior parte dei film di Bellocchio; pur con qualche difetto lo definirei sostanzialmente riuscito.
Non so se l'autore abbia la stessa visione che ho io sulla protagonista. Secondo me ella non è una donna che combatte lodevolmente per la giustizia e il riconoscimento di un suo diritto. Esteriormente questo sarebbe anche vero, ma dentro al suo cuore vi è altro. Dentro di Ida c'è un amore non rassegnato, l'ostinazione che vuole a tutti i costi l'uomo più desiderato d'Italia, la rabbia per essere stata abbandonata, la volontà di fargliela pagare, l'orgoglio di essere stata la prima del dittatore, la smania di cambiarlo in come vorrebbe che fosse. Il suo sentimento non lo chiamerei cioè cuore spezzato. Sin dall'inizio della loro storia si nota un grande coinvolgimento di lei, ma una sostanziale freddezza di lui, che probabilmente vede la relazione come uno sfogo sessuale o poco più. Emblematica la scena di quando lei gli dice "Dimmi ti amo!", ma lui glielo dice in tedesco, che è un modo scaltro per eludere almeno in parte la sua richiesta. Per tutto il resto della vita Ida rimarrà prigioniera dell'immagine che ha di Benito, e del suo rifiuto di vederlo per quello che è veramente. Egli è sostanzialmente un grande egoista, che non ama lei, né sua moglie, né alcun'altra.
Il personaggio di Ida è ben interpretato dalla Mezzogiorno, la quale riesce a dar corpo a una donna ambigua, sempre in bilico tra femmina dall'orgoglio ferito, innamorata, madre sofferente. Il fatto che si rifiuti di esibire il risolutorio certificato di matrimonio a me fa pensare che veramente non si fossero sposati, e che lei considerasse la relazione con lui come un matrimonio di fatto, e forse di desiderio non realizzato. Mi spingerei quasi a dire che con le sue scenate in pubblico presta il fianco alla macchina repressiva del regime nei suoi confronti, ed è almento in parte responsabile per l'allontanamento dal figlio. Come poteva pensare di essere più forte del dittatore e di tutto l'apparato fascista? Valeva d'avvero la pena mettere a repentaglio la vita sua e del figlio per averla vinta su Benito?
Quanto ai difettucci, avrei visto volentieri qualche snodo narrativo lasciato solo intuire (come lo stesso finale, o le sorti del figlio). Altro problemino è secondo me il sonoro e l'operato del microfonista, che impongono un costante aggiustamento del volume del televisore. A tratti la musica della colonna sonora - forse un po' troppo invadente - è veramente forte, mentre durante certi dialoghi bisogna alzare il volume al massimo per capire quello che viene detto.
Per il resto, Bellocchio infonde nel film il suo astio per il cattolicesimo, che si vede soprattutto nelle suore, le quali sono cattivissime, o stupide e insensibili, o ancora altruiste ma disobbedienti e dissenzienti. Una di esse dichiara candidamente che vorrebbe essere la moglie di Mussolini, o la sua amante (?!). Il regista inoltre enfatizza il concordato del '29 e lo dipinge come un'alleanza tra Chiesa cattolica e regime fascista, cosa che certamente non fu.
Precisato tutto questo, posso dire che è un film abbastanza originale e sostanzialmente riuscito (e secondo me non il capolavoro di altre recensioni).

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