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Vincere

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vincere

di hallorann
10 stelle

Di Mussolini conosciamo tutto. Il dittatore, l’oratore trascinatore e ammaliatore di folle, “il guitto sbracato ed eccessivo”, il geniale comunicatore, il promulgatore delle leggi razziali, il fedele alleato di Hitler e molto altro. VINCERE analizza il pre-Duce, il socialista direttore de L’Avanti che nel 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale diventa interventista (“la guerra è l’unica igiene del mondo”) e viene espulso dal partito e dal giornale. Frequenta una giovane donna di Trento Ida Dalser, la quale lo ama e lo ammira. Il film si apre con il Mussolini anti-clericale che addirittura sfida Dio in un’assemblea di cattolici. Mettendo in evidenzia il carattere e la protervia del personaggio. Con la Dalser è passione sfrenata. Lei, che gestisce un salone di bellezza, per Benito vende tutto, affinchè possa fondare “Il Popolo d’Italia” e getti così le basi per un nuovo partito. Hanno un figlio, Benito Albino. Forse si sposano (il certificato non fu mai trovato, il regista saggiamente fa immaginare la scena alla protagonista in un flashback). Lui li abbandona subito. Quando viene ferito sul Carso, già vive con una donna della sua terra, la romagnola Rachele Guidi. Ida lo ama ancora e non si dà pace. Vive con la sorella e il cognato, insieme crescono il bambino. Mussolini fa la Marcia su Roma e diventa Dux. Benito Albino viene allontanato dalla madre e inserito in un orfanotrofio sotto la tutela del podestà di Trento. Ida rivendica il suo ruolo di moglie naturale e madre di un figlio legittimato, ma intorno a lei viene fatta terra bruciata. Rinchiusa in manicomio lotta e non si arrende. Verrà interdetta dopo un drammatico e commovente colloquio con il giudice. Il ventenne Benito Albino è uno studente ombroso che si illumina solo quando deve imitare il padre nei suoi famosi discorsi, finirà anche lui in manicomio. Entrambi moriranno reclusi. L’autore Marco Bellocchio, come consuetudine non delude, ormai è l’unico regista della sua generazione (classe 1939) che (si) appassiona ad ogni nuova opera, si rinnova, lascia il segno e fa discutere. Stavolta (ri)legge una pagina di Storia rimossa e dimenticata, partendo da un libro di Marco Zeni e da un documentario “Il segreto di Mussolini” di F.Laurenti e G.Norelli. La prima parte, illuminata da lampi futuristi nel montaggio e nelle scritte che invadono lo schermo, è tutta tesa a mostrare il lato ambizioso e virile di Mussolini (reinventato da un eccezionale Filippo Timi). La seconda è incentrata sul dramma di Ida Dalser, l’internamento in manicomio, la figura di una donna moderna vittima di un uomo che, poco prima di conquistare l’Italia, la sostituì con la più accondiscendente e tradizionale Rachele più in linea con i principi cardine del fascismo: Dio, Patria e Famiglia. La bravura e l’intensità di Giovanna Mezzogiorno sono una certezza e qui, come Timi (anche Benito Albino ragazzo), non recitano ma vivono con trasporto sincero le loro parti. Di Bellocchio è inutile aggiungere il talento onirico e visionario di alcune scene, la maniacalità dei dettagli, la cura della recitazione, l’inventiva nel creare gli anni dieci, venti e trenta inserendo spezzoni dei documentari Luce dell’epoca. Interni ed esterni poi sono ammirevoli, merito dei contributi tecnici di Daniele Ciprì alla fotografia e Marco Dentici alla scenografia. Molto belle le musiche di Carlo Crivelli. VINCERE, inoltre, ha una prima parte proto fascista (non futurista) e una seconda decisamente antifascista. Infatti ora abbiamo un’ulteriore conferma che Mussolini non fu soltanto il mandante dell’omicidio Matteotti per spianarsi la strada in Parlamento, non disse solo di Gramsci “…bisogna impedire a questo cervello di funzionare”, ma per “salvare l’Italia” (o per realizzarsi?) uccise la prima moglie e il primo figlio.

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