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Il nastro bianco

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Il nastro bianco

di kotrab
9 stelle

Giorni fa, al cinema Stella di Grosseto, nasceva come un'alba stupendamente grigia e svaniva come un tramonto il nuovo film di Haneke, e durante la prima parte mi è venuto da chiedermi: ha cambiato registro? Al primo approccio potrebbe anche sembrare e invece più si procede, più ci si rende conto che il nucleo di Haneke permane e lo stile è arrivato a maturità (assolutamente lontano dalla decadenza).
Implacabile, Il nastro bianco disseziona le psicologie degli abitanti del villaggio, che sono allo stesso tempo singolari, personali, e generiche, simboliche (le cariche sociali e religiose). Haneke non vuole esaurire tutte le cause della degenerazione della Germania futura, ma vuole appunto analizzarne una causa come al microscopio: l'oppressione morale declinata tramite estremismi etici, religiosi, ipocrisie, falsità, cecità, invidie, odii, assenza di sincerità, comprensione e amicizia.
Ricorre ancora magnificamente al non mostrato (come in Caché - Niente da nascondere o come nei due Funny Games), al fuori campo, alle suggestioni fantasmatiche del reale che si introietta nell'animo e si sprigiona dagli occhi dei personaggi (tutti notevolmente interpretati). Il mistero pervade ogni ambiente, anche se è fotografato così sgranatamente (incredibili in particolare i paesaggi che sembrano provenire dalle asciutte stampe antiche del nord), non ci è dato nessuno svelamento appagante (ma è più inquietante proprio così - lamentosi in sala permettendo), una cosa si aggira inesorabile nelle strade e dentro le abitazioni, nei rapporti familiari e di vicinato. Eppure c'è ancora spazio per un barlume di luce e tenerezza: l'amore tra il maestro e la ragazza di un altro villaggio e l'ingenuità pura del figlio minore del pastore protestante, capace persino di smuovergli uno sguardo umano quando gli dona l'uccellino guarito, al posto dell'altro immolato quasi a indicare un rito pagano ancestrale.
L'autopsia di Haneke è fatta di profondità umana (o disumana). 8 1/2

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