Regia di Henry Hathaway vedi scheda film
La passione che Hathaway ostentava per il western e in particolar modo del genere avventuroso è palese a qualunque cinefilo; ma qui particolarmente è sbandierata con fervore.
Una pellicola che non si discosta dagli archetipi del genere, ma che risulta perfettamente godibile nonostante l'appena nato filone degli "spaghetti western".
Hathaway fin dal titolo e dai personaggi mostra un certo romanticismo per il selvaggio west: Kate Elder è difatti basata sulla prostituta ungherese Big Nose Kate, una figura leggendaria nella storia americana; i quattro fratelli: la cui storia è basata su un fatto storico realmente accaduto, quella dei cinque fratelli Marlow nel 1888. Ed è proprio questo amore per il classicismo del far west a dare al film una marcia in più, capace di abbracciare e catturare l'attenzione di qualsiasi pubblico nostalgico dell'America ottocentesca, benchè l'originalità non sia di casa e nemmeno di passaggio.
Diretto alla vecchia maniera, con cinepresa fissa che segue lentamente e continuamente i quattro fratelli senza virtuosismi, assieme ad un montaggio apprezzabile.
Si nota subito che a condurre questo insolito gruppo, non è la macchina da presa, ma John Wayne: il solido attore dalla riconoscibile camminata e dal granitico sguardo è ciò che più conquista di questo film; neppure la simpatia di Dean Martin riesce minimamente a pareggiare lo spessore e i modi di fare di John Elder: il rude fratello maggiore, incapace di redimersi da una vita criminale, che tuttavia per amore e voleri della madre è disposto ad essere un brav'uomo, rinunciando alla solitudine e persino al suo revolver.
Kate Elder non appare mai sulla scena, ma sembra essere perennemente presente alle vicende dei suoi quattro figli; figli che ci aiutano a tenerne sveglia la memoria, ripetendo i desideri della madre e scavando nel suo passato di donna per bene e amorevole. Una presenza invisibile che osserva i suoi eredi riportare giustizia per il suo defunto marito, assicurando il futuro del più piccolo, con l'ultima ripresa sulla sedia a dondolo che si muove davanti al fuoco a sottolineare la presenza invisibile di una finalmente soddisfatta genitrice.
Se però c'è un aspetto tecnico davvero sorprendente sono le musiche di Elmer Bernstein: egli conferisce un senso e un tono avventuroso a tutte le scene, dando il giusto ritmo a scene drammatiche e soprattutto, nelle scene più simpatiche, crea divertenti motivetti davvero irresistibili che rendono la sequenza ancora più gradevole.
Non annoierà di certo questo film, ma nemmeno sorprenderà: le sceneggiature non sono niente di nuovo, anzi, spesso sanno di già sentito, con alcune sequenze che mirano a infondere un senso di eroico che non funziona, ma anzi dà un senso di artificioso. Solo grazie a Dean Martin e John Wayne, che con le loro doti riescono a dare enfasi a quasi tutti i loro dialoghi, si riesce a non cadere nella monotonia, che altrimenti rischierebbe di divagare.
La trama è spesso scontata, non vi è quasi nessun colpo di scena: spesso le vicende dei quattro fratelli si riducono a delle scazzottate o a sparatorie più o meno lunghe, poco influenti e inconsistenti, fatta eccezione per l'ottima idea con cui si inscena la possibile relazione omosessuale tra Dave Hastings/Dennis Hopper e Ben Latta/Jeremy Slate.
Il risultato è che l'atmosfera non è più quella del sano vecchio west ma quella di un film di avventura, più per ragazzi che per un pubblico maturo: dove le scene esilaranti sovrastano e convincono maggiormente di quelle più drammatiche, che al contrario delle altre passano quasi inosservate.
Più che un western è una simpatica avventura senza acuti, lineare e godibile, che con delle fenomenali musiche ci accompagna nella vicenda di quattro figli scanzonati nella più classica delle trame.
Sicuramente da vedere, soprattutto per i più giovani che vogliono avvicinarsi al genere, conoscendo e ridendo delle peripezie di due grandi quali John Wayne e Dean Martin, soprattutto in una delle scene più esilaranti del cinema western, quella della scazzottata tra fratelli.
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