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Basta che funzioni

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Basta che funzioni

di marlucche
4 stelle

Woody Allen torna a New york con un film esilarante…
Ve piacerebbe eh?! E invece non è così… Woody Allen sarà pure tornato a New York, tra l’altro posticcia e che potrebbe essere ovunque tra le quinte di qualsiasi teatro, ma il film è ben lontano dall’essere esilarante.  Il protagonista (non se ne può più di sentire che è l’alter ego del regista) è semplicemente un gran maleducato che avrebbe bisogno di un paio di legnate sui denti. Si permette di dire a chiunque che è un imbecille oppure un “vermetto” e la cosa fa ridere il pubblico. Mi prendo qualche riga per spiegare questo curioso fenomeno… ovvero il confondere qualcosa di offensivo con qualcosa di divertente…
Nella nostra società (dio mio… guarda te cosa mi tocca affrontare..) abbiamo dovuto subire la profonda violenza psicologica del “politically correct”, una delle bufale più corpose dell’ultimo ventennio. Ci siamo disabituati completamente ad usare le nostre capacità critiche per rilevare ciò  che viviamo quotidianamente in nome della globalizzazione. Ti ritrovi così casalinghe (inquiete) razziste fino al midollo ma assolutamente politically correct. Cazzo… è assurdo.
Poi alla fine pure sto politically correct (che avrete capito.. non mi ha mai visto tra le sue sostenitrici) ha fatto il suo tempo, si è esaurito… come dire… ha rotto i coglioni e ora un celebre regista ci butta in faccia che le madri possano aver figli cretini, che ci siano ragazze al limite del celebroleso e che ciò si possa dire senza celare il disprezzo. Il pubblico si trova così spaesato e non riesce a stare di fronte al nuovo modo espressivo… la reazione è il riso.
Tutto ciò a cui non sappiamo stare di fronte si tramuta in riso. Provate a parlare di sesso, provate a dire qualcosa di completamente inaspettato e fuori posto e dopo lo sbalordimento iniziale otterrete una risata. Ecco il misunderstanding. Il film di Woody non è che faccia ridere, è solo che si riappropria della facoltà di dire deficiente al deficiente. Poi ci mette la liberazione della cinquantenne che scopre le gioie del sesso a tre, l’uomo adulto che si concede finalmente di essere gay… dio santo… cosa si può volere di più? A chi non piacerebbe lasciarsi andare alle pulsioni più profonde? Quelle che ha sempre negato finanche a sé stesso?
Ragazzi e ragazze… sentitevi liberi di viverle queste cose… senza dover necessariamente dovervi vedere sto film (dovendo pure dire che è bello o esilarante).
Per il resto… la storia non c’è… solo un debole collante tra una serie infinita di battute che ascolteresti in qualsiasi salotto ebraico… Interpreti sbiaditi con punte di fastidio per Evan Rachel Wood che dovrebbe recitare con le braccia legate dietro alla schiena per evitare quelle insopportabili mossettine. Il suo personaggio è sconclusionato all’inverosimile… una vera deficiente! (lo posso dire…?). Insomma per me Woody Allen può fare quello che vuole, suonare il clarinetto, sposare la figlia adottiva cinese, pagare un sacco di soldi per mettere a tacere le accuse di pedofilia, andare dallo psicologo tutta la vita senza risolvere un cazzo e continuare a fare film tra Londra e New York… è il pubblico che deve darsi una regolata, cercando di capire cosa è divertente e cosa, semplicemente, lo mette in leggero imbarazzo suscitandogli una risata.

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