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Lo scheletro

Regia di Wolfgang Murnberger vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su Lo scheletro

di Marcello del Campo
8 stelle

 

locandina

Lo scheletro (2009): locandina

 

 

Il regista austriaco Wolfgang Murnberger ha tutte le carte in regola per competere e superare gli ormai fiacchi thriller in circolazione, accolti da noi come capolavori. La serie di tre film tratti dai romanzi di Wolf Haas, "Komm, süsser Tod" del 2000 (l’unico pubblicato in Italia, con il titolo Vieni dolce morte, da Neri Pozza nel 2004), "Silentium" del 2004 e "The Knochenmann" (The Bone Man, titolo internazionale), formano una trilogia dell’orrore criminale che non ha niente a che spartire con i romanzi-fiume di Stieg Larsson, anabolizzanti con pretese ‘letterarie’, ma sono prossimi alla vera letteratura di scrittori come Friedrich Dürrenmatt o come Derek Raymond. Il cinema del regista austriaco è preciso, tagliente, inquietante. 

In The Bone Man il detective dei bassifondi Brenner (superbamente interpretato dal grande caratterista Josef Hader, anche produttore), in pensione e ridotto a fare il recupero crediti per una ditta di automobili, viene incaricato di andare a esigere il denaro da un certo Horvath, misteriosamente scomparso nel budello infero di una cittadina nevosa dimenticata da dio. Horvath è stato visto per l’ultima volta in un ristorante gestito dall’allevatore di polli, Loeschenkohl, un omaccione nerboruto che nasconde qualcosa. Brenner trova l’auto di Horvath, ma dell’uomo nessuna traccia: scomparso nel nulla. Qui il racconto si ferma: Der Knochenmann è un film da scoprire e vedere assolutamente. 

Il detective Brenner è un personaggio difficilmente dimenticabile: ex poliziotto quarantunenne nel primo film (Vieni dolce morte), esonerato perché non in linea con i metodi della corrotta polizia austriaca e per avere avuto una relazione con la moglie del capo, è costretto a cambiare mestiere e a fare di necessità virtù. Guardia del corpo, guardiano in un grande magazzino, esattore di credito, Brenner fa il detective quando gli si presenta l’occasione. Fisicamente non molto attraente, capace di suscitare l’antipatia negli uomini e la tenerezza nelle donne, l’investigatore Brenner è un uomo integro che assomma in sé l’ironia di Philip Marlowe, il cinismo di Continental Op e il coraggio di andare fino in fondo di Lew Archer. Il mondo in cui Brenner si muove, vestito sempre alla men peggio, è il marcio ambiente viennese sul quale il grande Thomas Bernhard ha scritto romanzi memorabili, con la differenza (a parte l’inarrivabile stile ‘reitativo’ di Bernhard) che l’indagine del secondo non riguarda il milieu alto-borghese-intellettuale ma gli ambienti corrotti della piccola criminalità organizzata e i suoi legami con la polizia.

Forse questa assenza di qualsiasi compromesso e una visione del mondo poco rassicurante, hanno impedito allo scrittore e al regista di avere il successo che meritano ampiamente. Almeno in Italia, dove è difficile che un film come "Silentium" (leggi recensione di yume) nel quale il marcio si annida negli ambienti vaticani con dignitari ecclesiastici usi alla pedofilia e all’uccisione su commissione di creature messe all’ingrasso – come i polli di Loeschenkhol – per servire gli appetiti sessuali dei religiosi, possa mai avere il ‘visto d’ingresso’.

The Bone Man è uno dei quattro grandi thriller che in questi ultimi anni hanno sconvolto sotterraneamente le regole del noir; gli altri sono Memories of a Murder di Bong Joon Ho, Il segreto dei suoi occhi di Juan José Campanella (miglior Oscar film straniero 2010) e Zodiac di David Fincher.

 

Sulla colonna sonora

La colonna sonora dei Sofa Surfers è perfettamente aderente alla tensione squilibrata del film.

 

 

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