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L'occhio del ciclone

Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film

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La recensione su L'occhio del ciclone

di alan smithee
6 stelle

Nei boschi paludosi della Louisiana viene ritrovato il corpo martoriato di una giovane diciannovenne. A condurre le indagini un anziano e stanco detective con problemi di alcolismo.
A questa indagine si aggiunge il ritrovamento di un cadavere pressoche’ mummificato, risalente ad un omicidio di un prigioniero nero in catene di oltre trent’anni prima: la vicenda e’ singolare perche’ a ritrovarlo e’ un celebre attore, impegnato sul set di un film in corso di realizzazione, tra l’altro parzialmente finanziato da uno spregevole obeso boss malavitoso della zona.
La prima indagine sembra annaspare nel vuoto, ma il maniaco miete un’altra vittima. Ossessionato dal caso il detective intuisce un legame, seppur  flebile, con il ritrovamento del cadavere decomposto e continua imperterrito la sua investigazione.
L’area torbida di New Orleans e’ spesso sfondo incisivo e determinante di noir interessanti. In questo caso la regia diligente di un volitivo Tavernier, non certo nuovo a produzioni internazionali, sorvola anche sui devasti dell’uragano Katrina, sulle case prefabbricate leggere come il cartone devastate dalla furia degli elementi, che fanno da contorno inquietante alla fosca vicenda, che ricorre anche ad un io narrante un po’ insistente al fine di esplicitare i turbamenti  interiori del protagonista. Il marcio verra’ a galla dopo una complessa indagine, ma per scoprire la verita' e bloccare i colpevoli non si puo' agire perfettamente secondo la legge. Meglio allora un inganno, un sotterfugio che lasciare impunito un mostro ed assassino efferato.
Nella "bruma elettrica” (dal titolo originale francese) emergono pure i fantasmi degli antichi abitanti della zona che forniscono massime e consigli per il nostro cupo protagonista.
Tenuto conto del calibro di un regista di solito cosi’ incisivo, cinefilo e appassionante, questa sua ultima avventura americana risulta tutto sommato un po’ fiacca, con un ritmo piu’ televisivo che cinematografico. Cio’ nonostante gli interpreti sembrano piuttosto coinvolti e Tommy Lee Jones, volto sempre piu’ scavato e rassicurante, disegna una nuova figura dolente e onesta (pur nell'illegalita' di alcuni comportamenti necessari) che e’ l’angelo saggio e umanissimo su cui ognuno vorrebbe poter  contare nei momenti di bisogno.

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