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Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo

Regia di Terry Gilliam vedi scheda film

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La recensione su Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo

di FilmTv Rivista
4 stelle

Un carosello di meraviglie, siamo sul set di Méliès tra sbuffi di fumo, piume, maschere e ballerini e anche nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka, dove la fantasmagoria del paesaggio è all’acido lisergico. Parnassus. L’uomo che voleva ingannare il diavolo di Terry Gilliam, fuori concorso al Festival di Cannes 2009 (e in questi giorni replicato a quello di Roma), ha il luccichio della magia e la malinconia di un fantasma, quello di Heath Ledger, Oscar postumo per Il cavaliere oscuro. Morto durante la lavorazione, l’attore è diventato un essere cangiante, resuscitato da “controfigure” amorevoli: Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell. Un degno finale per il grande e giovane Joker, a bordo di un carrozzone fatato diretto verso l’immenso Luna Park dell’aldilà. Lo scricchiolante vagone mobile è il teatro ambulante del Dr. Parnassus (Christopher Plummer) che battè al gioco il diavolo, Mister Nick (Tom Waits) e vinse l’immortalità, ma poi, all’età di mille anni, si innamorò e scambiò l’eterna giovinezza con sua figlia Valentina (Lily Cole), promessa al petulante demonio per il suo sedicesimo compleanno. Pentito per l’infame commercio, Parnassus s’ingegna a trovare un rimedio e si tuffa nei pericolosi meandri segreti del suo teatro ambulante. Gilliam ci offre il suo repertorio di forme distorte, apparizioni, trucchi, prospettive alterate, ci trascina negli abissi infernali, deserti post umani, la sua Las Vegas paranoica, abitata da illustrazioni vive dell’Ottocento, scarpe gigantesche, prati infiniti, fiumi, lecca-lecca come cattedrali... Dietro lo specchio del teatro, dietro il sipario di velluto, c’è di che imbrogliare Satana. Ma la favola del regista dei Monty Python non riesce a salvare il suo protagonista. Heath Ledger entra in scena impiccato sotto un ponte di Londra (evocazione della morte di Roberto Calvi trovato appeso sotto il ponte dei Frati Neri), terribile premonizione che resta negli occhi dello spettatore e accompagna il film fino al bellissimo monologo di Johnny Depp sui veri immortali, i divi, i soli che vivranno per sempre «né poveri né malati né vecchi» e che non devono vendere l’anima al diavolo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 42 del 2009

Autore: Mariuccia Ciotta

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