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Regia di Shane Acker vedi scheda film

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La recensione su 9

di pazuzu
6 stelle

«Il nostro mondo sta finendo, ma la vita deve andare avanti.»

In principio fu un (bellissimo) corto, l'esperimento ambizioso di Shane Acker, uno studente dell'Animation Workshop della UCLA (University of California, Los Angeles). Poi arrivarono le proiezioni gli applausi e i premi, quindi una nomination all'Oscar nella categoria cortometraggi animati e la decisione di Tim Burton (e Timur Bekmambetov) di trasformare lo studente in un regista a tempo pieno. Così, a 4 anni di distanza, arriva il lungometraggio, con i themes di Danny Elfman e tra i doppiatori nomi quali quelli di Eliah Wood, Christopher Plummer, Martin Landau, John C. Reilly e Jennnifer Connelly: un lungometraggio che del corto conserva il titolo e lo spirito, ma solo in parte il tono.
In un futuro indefinito la scienza ha fatto passi da gigante nella direzione della sostituzione dell'uomo con macchine sempre più intelligenti, che però, un bel giorno, decidono di prendere il controllo assoluto sul mondo, e scatenano una guerra che ha come obiettivo l'annichilimento e l'estinzione di ogni forma vivente dotata di raziocinio.
9 è un piccolo fantoccio di pezza senziente catapultato dal nulla nella realtà di un pianeta Terra divenuto ormai inospitale, in cui i robot hanno preso il sopravvento su tutto, e in cui l'intero peso del libero arbitrio grava sulle fragili spalle sue e dei suoi simili, una manciata di pupazzi messi insieme alla meno peggio assemblando sacchetti di iuta lampo bottoni circuiti elementari e vario materiale di recupero. Sono 9, ognuno caratterizzato ed identificato da un numero inciso sulla schiena.
Lui è l'ultimo ad unirsi alla combriccola, e al suo arrivo fa la conoscenza di 2, un anziano studioso ed inventore che viene però catturato davanti ai suoi occhi dalla 'bestia', una sorta di velociraptor post-industriale. Soccorso da 5, un tecnico dall'indole gentile che per difendersi dai mostri di metallo ha perso un occhio, 9 viene introdotto nella comunità dei suoi simili: un gruppo gerarchizzato con a capo 1, leader codardo ed egoista al quale, al punto di abbandonare al proprio destino chiunque osi esporsi finendo prigioniero, preme solo di imporre le sue regole ispirate alla propria superficiale teorizzazione della fuga perenne, usando come strumento di persuasione (o meglio, di dissuasione dalla lotta) 8, il suo personale braccio armato, grande grosso e violento ma dotato, sotto sotto, di un animo sensibile. Ma 9 non ci sta, e insieme a 5 si spinge in territorio ostile alla ricerca del nuovo amico scomparso. Entrato dunque in collisione con la politica chiusa e immobilista di 1, 9 gli oppone la propria fatta di intraprendenza e coraggio, divenendo presto un punto di riferimento per tutti i compagni, compresa 7, ragazza selvatica ribelle e combattiva, compreso 6, disegnatore picchiatello e visionario dall'aspetto stravagante, e compresi 3 e 4, coppia di gemelli muti scrupolosi e indagatori, assetati di conoscenza e in grado di utilizzare i propri occhi come dei proiettori cinematografici.
Mantiene solo in parte le promesse l'esordio sulla lunga distanza di Shane Acker, che ripropone, contestualizzandole, molte delle suggestioni presenti già nel pluripremiato corto: le piccole creature protagoniste sono l'ultimo baluardo di 'umanità' rintracciabile in un mondo che all'uomo ha rinunciato, mentre le loro caratterizzazioni sono nette e rapidamente definite, rispondendo ad una domanda di semplificazione la cui ragion d'essere è nell'assunto stesso del film.
9 intende veicolare un messaggio, si prospetta come un lungo viaggio nell'anima, ma non sempre riesce a mantenere l'equilibrio necessario per giunger senza intoppi alla meta. Perché se è vero che la resa visiva è notevole, il tratto di Acker è piacevole e i suoi disegni estremamente dettagliati, se è vero che l'ambientazione post-atomica è minacciosa e suggestiva e l'accompagnamento sonoro (di Deborah Lurie) avvincente e puntuale, se è vero che non mancano momenti gustosi e leggeri (la scena di 8 che usa una calamita per sballarsi mandando in tilt il proprio sistema elettrico è già cult), e se è vero che il film parte bene conquistando e sorprendendo già da quando in avvio 9, appena preso coscienza di sé e ancora privo della parola, incontra 2 che gliene fa dono attraverso un stratagemma che evidenzia da subito il potenziale poetico dell'autore, è vero anche che la poesia va via via scemando, annacquata in un susseguirsi di scene d'azione ripetitive e rumorose che portano dritti ad una struttura da videogioco per livelli (con tanto di combinazione segreta), e soffocata dalla tendenza al didascalismo e alla sottolineatura e dal meccanicismo della trama, che minano il coinvolgimento ed allontanano dai personaggi, conducendo stancamente il racconto verso un finale in decrescente crescendo, laborioso e svuotato del preventivabile afflato epico.
Acker è fuor di dubbio un regista di talento e capace di ottimi spunti, e 9 un film assolutamente consigliato agli amanti dell'animazione digitale, ma l'impressione è quella di un'occasione sprecata, di un film discreto e senz'altro godibile che con un po' più di misura avrebbe potuto essere un nuovo caposaldo del genere, ma che invece si perde in corso d'opera per un eccesso di sicurezza e, probabillmente, di ambizioni. ***½

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