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Il chaos

Regia di Youssef Chahine vedi scheda film

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La recensione su Il chaos

di sasso67
8 stelle

Tra melodramma e grottesco, si snoda l'ultimo film di Chahine, che fu portato a termine dal suo assistente, mentre l'anziano regista si curava su un letto d'ospedale. Il grottesco è senz'altro la cifra di questo film, simboleggiata dal personaggio assurdo e violento del poliziotto Hatem, che all'inizio della storia sembra ricalcare alcuni personaggi addirittura di Lino Banfi e Alvaro Vitali (almeno quando spia la bella vicina Noura nella doccia). Ma lo sguardo di Chahine resta ben saldo sull'Egitto e sulla sua situazione, di cui veniva fino a qualche anno fa fornita una versione falsata, basata sul Mar Rosso di Sharm El Sheikh, sulle piramidi e sul grande carisma del presunto nonno (o zio: questo non ce l'ha chiarito nemmeno l'onorevole Paniz) di Ruby Rubacuori.

Chaos sembra addirittura anticipare le rivolte della "primavera araba" del 2011, nella rivolta finale contro le corrotte forze di polizia, da parte della popolazione di un quartiere del Cairo, guidata dal giovane procuratore statale Sherif, a causa delle insopportabili vessazioni del terribile poliziotto Hatem e dei suoi protettori.

Chahine sembra dire ai suoi connazionali di non aspettarsi niente dalle forze politiche, che, come sempre, si trincerano dietro a discorsi fumosi per nascondere il nulla o la conservazione dell'esistente, ma di contare soltanto sulla propria forza di popolo vitale e pensante, per rovesciare una situazione incancrenita di corruzione e oppressione nella stragrande maggioranza dei livelli del potere.

Non per niente, Hatem somiglia fisicamente al defunto presidente Sadat (ucciso in un attentato nel 1981), forse nell'impossibilità di raffigurarlo con le sembianze del regnante presidente Mubarak: lo stesso Hatem si identifica di continuo con l'Egitto stesso («chi non rispetta me non rispetta l'Egitto», minaccia spesso), o almeno con quell'Egitto spazzato via dalle rivolte dell'anno scorso. Anche se Chahine non l'ha visto (è morto nel 2008), il popolo egiziano ci ha provato, a liberarsi di quella vecchia classe dirigente denunciata nel film: in favore di cosa, lo vedremo nei prossimi anni.

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