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Push

Regia di Paul McGuigan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Push

di Immorale
4 stelle

La lotta senza quartiere tra soggetti dotati di facoltà paranormali e la fantomatica Divisione, un’agenzia governativa ultra segreta, giunge al suo culmine ad Hong kong; il giovane e squattrinato Nick, anch’esso iperdotato telecineticamente, vi si troverà coinvolto suo malgrado.

L’ultima fatica di McGuigan, autore tra l’atro del discreto “Slevin” del 2006 e dell’ottimo “Gangster N.1” del 2000, si propone, da subito, come una riproposizione di vecchi (molto vecchi) stilemi televisivi;  come faro, in questo caso, si può annoverare (oltre alla serie di fumetti da cui è tratta la storia) il telefilm “Heroes” di qualche anno fa (anch’esso debitore della ruspante “Misfits of Science”, serie anni 80 durata una sola stagione con protagonista, tra gli altri, una giovanissima Courtney Cox), fenomeno pop anch’esso abbastanza interessante nelle prime due stagioni per poi scadere in un plot delirante, ingarbugliato e privo di appigli per i neofiti. La stessa cosa capita, purtroppo, anche verso la metà di questo film, fino ad allora mantenutosi su accettabili livelli di intrattenimento, soprattutto grazie alla azzeccatissima location hongkonghese, formicaio umano verticale annichilente e totalizzante violentemente smosso dagli “individualisti” poteri degli espers; con esattezza questa cesura si crea con quello che, a mio avviso, rappresenta un enorme buco di sceneggiatura: l’ingessato protagonista Nick Gant (Chris Evans) per sviare i molti avversari “veggenti” sulle  tracce del suo gruppo, decide di agire non pensando (!) e scrivendo per se e i suoi amici delle lettere da aprire nel momento ritenuto più opportuno, con l’incarico di seguirne le indicazioni ivi contenute, prima di farsi “rimuovere” da un cancellatore la memoria di averle scritte (complicato eh ?). Ovviamente, tali indicazioni saranno essenziali per risolvere la situazione a favore dei nostri eroi; ma, ed è un ma enorme, il buon Nick è un “telecineta” (ovvero in grado di spostare gli oggetti con la forza della mente) e non un “veggente” (cioè in grado di pre-vedere le intenzioni altrui): come diavolo potrebbe prevedere eventi futuri ? Puntando sulla dea bendata o sulla più prosaica teoria del caos, probabilmente. Oltre a ciò, da questo punto in poi il racconto si fa confuso, inficiando la scorrevolezza della visione ma soprattutto la voglia di impegnarsi nel seguirlo da parte di un povero spettatore normodotato quale il sottoscritto rispetto ai “fenomenali” personaggi delle pellicola, comunque banalmente tratteggiati dal quartetto di attori protagonisti (solamente i fracassoni “urlatori” cinesi strappano un sorriso).

Sulla trama

Sibillina.

Su Paul McGuigan

Sottotono.

Su Dakota Fanning

Non simpatica.

Su Camilla Belle

(molto) convincente

Su Chris Evans

Bah !

Su Djimon Hounsou

Stereotipato.

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