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Terminator Salvation

Regia di McG vedi scheda film

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La recensione su Terminator Salvation

di mc 5
6 stelle

Questa volta si rende necessaria una premessa allo scopo di chiarire alcune mie posizioni. E chiedo scusa se la prenderò un pò alla lontana. Ciascun frequentatore abituale di sale cinematografiche ha -ovviamente- le proprie tendenze e i propri generi più amati e più odiati. Anch'io, che non faccio eccezione, ho una mia "bestia nera", un genere che detesto a priori e a prescindere, e che cerco dunque accuratamente di evitare. Mi riferisco alla cosiddetta "commediola scema americana", caratterizzata da un mix di intrighi amorosi, equivoci e battute fiacche che solo gli americani capiscono, insomma stupidaggini tipo "17 again" oppure "La ragazza del mio miglior amico". Ma poi esistono anche dei filoni che mi guardo bene dal criticare, anche perchè non è cinema da buttar via, ma che tuttavia mi tengono a distanza dalle sale dove si proiettano, proprio perchè si tratta di argomenti che oltre a non appassionarmi, non rivestono per me alcun interesse. Ed entrando nello specifico si tratta dei seguenti tre filoni: a) Supereroi (con le sole eccezioni dell'ultimo Batman e soprattutto del capolavoro "Watchmen" b) Saghe Fantasy (sì, proprio quel titolo che vi sta venendo in mente...) c) Saghe Fantascientifiche (io ci ho provato a vedere "StarTrek", ma mi sono talmente annoiato che alla fine ho scelto di non recensirlo, proprio perchè non trovavo le parole per raccontare ciò che non mi aveva coinvolto per niente, pur se vincente al botteghino. Il problema si è riproposto con "Terminator Salvation", quarto capitolo di una saga che non mi ha mai attirato e di cui avevo visto un solo episodio, del quale ho talmente rimosso il contenuto che nemmeno ne ricordo la collocazione cronologica all'interno della serie. I motivi che mi hanno spinto ad affrontare la visione del film sono essenzialmente due. La curiosità di vedere un film destinato al successo per la profusione di mezzi che vi erano stati impiegati (da quelli per realizzarlo a quelli per promuoverlo). E poi -lo confesso- gli scenari postatomici evocati nel bel trailer qualche coinvolgimento me lo avevano provocato. Ho visto il film, dunque, e non ne sono pentito. Fermo restando che il mio giudizio, nel complesso più che sufficiente, non mi fa cambiare idea nè sul filone in genere nè tantomeno sulla saga specifica di "Terminator". Il film è quel raro tipo di blockbuster che sa imporre al grosso pubblico uno stile cupo e anche un pò pesantuccio, dunque gli va riconosciuto di non utilizzare elementi seduttivi legati a messaggi sentimental-buonisti. Dietro la macchina da presa stavolta non c'è un visionario creativo come James Cameron, ma quello che si suole definire "un onesto mestierante di Hollywood", di quelli che svolgono il loro compitino, magari benino come in questo caso. Sorvoliamo poi sul curriculum non esaltante di questo McG, che si limita a due lungometraggi sulle "Charlie's Angels". Il nostro McG (sembra il nome di un hambugher!) dirige un'opera che si trascina per ben 130 minuti, su sfondi apocalittici e postatomici, caratterizzata da un rincorrersi di esplosioni e clangori di metallo urlante, facendo correre il rischio della sordità al pubblico in sala, di sicuro a quelli che si siederanno nei pressi degli altoparlanti. Direi che è il genere di film che la gente va a vedere copiosa solo perchè - si sa- la massa pecorona "va dove la porta il blockbuster", anche se non si può dire che sia il solito blockbuster ruffiano e pacificante. La vicenda è talmente nota e semplice che la si può riassumere in tre parole tre: "UOMO in LOTTA contro le MACCHINE". Nonostante il mio scarso interesse di base per tutto il progetto, c'è sotto qualcosa di più. C'è che tutto questo susseguirsi di esplosioni esprime, alla fine, un proprio indiscutibile fascino, che ha contagiato perfino un profano/scettico come il sottoscritto. Ciò che più mi ha coinvolto è la fotografia e soprattutto la scenografia, insomma ciò che piega l'occhio dello spettatore abituandolo alla visione di una scena di macerie, disperazione apocalittica, città fantasma: tutto ciò che contribuisce ad alimentare un clima da "dopobomba" che comunica un proprio innegabile fascino emozionale. Quando, poche righe sopra, cercavo di giustificare la mia scelta di vedere un film sulla carta per me poco interessante, ho dimenticato il motivo prevalente: la presenza -da protagonista- di Christian Bale, oggettivamente uno dei due o tre attori più ricchi di talento fra quelli in circolazione. E devo dire che Bale ancora una volta non delude ed è perfettamente in parte nel ruolo di questo "capitano coraggioso" alle prese con una lotta impari. Ma in realtà il cinefilo trova nel cast altri motivi di interesse legati a qualche presenza "sfiziosa". Per esempio Helena Bonham Carter, in un ruolo da cattiva, e che oggi non fa più cinema con la frequenza di una volta (forse troppo occupata a rigovernare "casa Burton"...). Mi ha fatto piacere anche ritrovare un'anziana signora come Jane Alexander, della quale avevo perso ogni traccia. E lo stesso piacere, unito a tenera nostaglia, ho provato nel vedere evocato (ma solo attraverso una fotografia spiegazzata) il bel volto di Linda Hamilton (chissà che fine avrà fatto!). Da segnalare inoltre la presenza di "Common", il quale contende idealmente a Mos Def il titolo di miglior rapper prestato al cinema (tra i due, comunque, esiste una forte differenza estetica: Common è sempre fighissimo, mentre Mos Def sembra più che altro un "puffo nero"....scusate la digressione stupidina). Quanto poi alla ricostruzione digitale del faccione di Schwarzenegger, tanto strombazzata, e che pare abbia esaltato i fans della serie, beh, quella breve sequenza mi ha lasciato del tutto indifferente. E per finire una di quelle facce (anzi più che faccia lo definirei un "GHIGNO") che ormai appartengono alla leggenda del cinema, l'intramontabile e sempre efficacissimo Michael Ironside (questo è uno che ci seppellirà tutti!). Insomma, tra cast azzeccato e scenari suggestivi, tutto sommato il film diverte. Anche se poi, alla fine, ti resta dentro come prevalente la percezione di un "cinema di effetti speciali". E secondo me non è un buon segno, vuol dire che lo spazio per raccontare la testa, il cuore e i sentimenti degli uomini che vi appaiono, non è sufficiente. In altri termini, attenendoci al tema centrale dell'opera, un film che è più macchina che uomo.
Voto: 6/7

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