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Verso l'Eden

Regia di Costa-Gavras vedi scheda film

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La recensione su Verso l'Eden

di mc 5
4 stelle

Questo per alcuni (diciamo per gli appassionati di cinema) è "il nuovo film di Costa Gavras", mentre per gli spettatori casuali e (sia detto senza intento offensivo) più superficiali, si tratta del "nuovo film con Scamarcio". Chi dei due ci ha messo più del proprio? Beh, se volessimo fare gli spiritosi, potremmo anche spingerci a dire che ciascuno dei due ci ha messo il peggio di sè. Ma siccome oggi non me la sento di essere cattivo, mi limiterò ad affermare che il film è, sì, modesto, ma non quella disgrazia che molti recensori hanno descritto. Per carità di patria, non vorrei qui infierire su un regista ormai anziano che, evidentemente, ha perso gran parte della sua lucidità provocatoria, però non posso nemmeno far finta di ignorare che Costa Gavras è uno che ci ha regalato almeno un paio di film che non sono mica bruscolini, ma bensì roba da storia del cinema contemporaneo. E si vede che era destino che questo anziano Maestro dovesse venire a pescare proprio qui in Italia l'attore protagonista di un film che per certi versi è originale, ma stavolta il termine è da intendere in una accezione negativa (siamo dalle parti dello "strambo", del "lunare"...). Intanto Scamarcio è uno che se lo critichi ti sembra un pò di sparare sulla CroceRossa. Ci è nota la sua "bella presenza" accompagnata ahimè ad una certa espressività -diciamo così- limitata. Pare che Riccardo abbia individuato in questo ruolo l'occasione per esplorare nuovi e più impegnativi percorsi professionali. Ci aveva già provato (portando a casa risultati irrilevanti) con una particina nell'ultimo film di Abel Ferrara. E adesso ci riprova, ma stavolta da protagonista assoluto. Come se l'è cavata? Mah. Lui qui interpreta un extracomunitario clandestino sui generis, perchè dell'immigrato "male in arnese" ha proprio poco, sempre sbarbato e col ricciolo a posto, e con quegli occhi che ammaliano (guarda caso) quasi tutte le donne che attraversano il film. Potremmo dunque chiudere il discorso qui affermando che Scamarcio è totalmente fuori parte, la tentazione è forte, ma cerchiamo anche di non caricarlo di troppe accuse o di troppe responsabilità. In fondo si vede che ce la mette tutta ma, un pò è che Costa Gavras coi suoi acciacchi di vecchiaia non è più quello di una volta, un pò è che da Riccardo più di tanto non si può "cavare", insomma il risultato è un pastrocchio indeciso tra il documentario con attitudine moralista e una curiosa fiaba onirico-slapstick. Senza gran risultati, nè in un senso nè in quell'altro. Si resta perplessi fin dalle prime immagini, che ci mostrano un barcone strapieno di immigrati: costoro sono tutti dei poveri (anzi: poverissimi) cristi
sudati, stremati, impauriti, stravolti per il viaggio in condizioni disumane, tutti tranne uno (indovinate CHI) che mantiene un'aria da strafigo che ve la raccomando. Lui però, ben consapevole d'essere alle prese col ruolo che gli permetterà di "SVOLTARE", cerca di tirare fuori la sua anima più "nera" e "sofferente", producendosi in un personaggio che vorrebbe essere la quintessenza del "naif". Il problema è che non riesci a capire fino a che punto recita la parte dello SPAESATO e fino a che punto è SPAESATO sul serio, cioè alle prese con un ruolo lontano dalle proprie corde. Poi c'è un altro aspetto cui prima ho accennato: sarà anche immigrato spaesato ma il nostro Riccardo ci ha un sex appeal che tutte le donne che nel film lo incrociano se lo vorrebbero portare a letto, ma....(sorpresa!!) anche qualche uomo ci prova. Da segnalare inoltre due o tre inseguimenti coi poliziotti che rincorrono a perdifiato Scamarcio creando una situazione da "oggi le comiche"...L'immagine ricorrente del protagonista che biascica per l'intero film solo due parole e le ripete a chiunque ("Io...Parigi") è a dir poco grottesca. Intendiamoci: l'idea che aveva in testa Costa Gavras non era affatto male, cioè mettere a contrasto la purezza d'animo di Elias (questo il nome del protagonista) con le sovrastrutture mentali ipocrite dei componenti di una società opulenta. Peccato che per rappresentare tutto questo il regista metta in scena una serie di fastidiosi stereotipi che contribuiscono al parziale fallimento del progetto. E pensare che c'è stato perfino chi ha tirato in ballo Ulisse e l'Odissea per commentare il viaggio di Elias: forse voleva scherzare. Il film ci racconta dunque i numerosi incontri che fa Elias da quando, fuggito a nuoto dal barcone, approda ad una spiaggia, fino a quando raggiunge la sua agognata Parigi: quasi tutti incontri o sopra le righe, o strambi, in ogni caso poco credibili. Riassumendo, e lo dico senza cattiveria, credo che i limiti di Scamarcio siano da ricondurre anche a fattori "lombrosiani" (ognuno ha la faccia che ha). Quanto a Costa Gavras, un tempo realizzava film che lasciavano il segno, ora lasciano solo qualche sorriso imbarazzato degli spettatori.
Voto: 5/6

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