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2012

Regia di Roland Emmerich vedi scheda film

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La recensione su 2012

di amandagriss
2 stelle

Col senno di poi tutto resta uguale se non peggio

 

Mentre 'da noi' impazzava l'apocalisse mediatica televisiva (il digitale terrestre), sul grande schermo prendeva forma l'ennesima variante aggiornata della fine del mondo, quella che avrebbe dovuto con maggiori probabilità spazzare via l'umanità intera. Archiviate le cause esogene quali la tutt'altro che pacifica discesa aliena di Indipendence Day  - dello stesso Emmerich, evidentemente specializzato in catastrofi, suo pure The day after tomorrow -  e le meteoriti assassine del bel Deep Impact  e del meno bello Armaggeddon , negli ultimi anni la minaccia più concreta all'estinzione della specie umana e non solo è venuta dalla terra stessa, dal suo ribollente nucleo, per esempio, che nell’incepparsi ha causato devastanti squilibri dei campi magnetici -The Core -, o da fattori climatici di così straordinaria rilevanza (complice il 'nobile' operato umano) da distruggere ed impedire ogni forma di vita (il The day …. di cui sopra). Ma a remarci a favore, una volta tanto, è stata la conoscenza certa di quando sarebbe avvenuta la distruzione del nostro pianeta: nel 2012, secondo il calendario Maya, la terra avrebbe cessato di esistere (almeno come noi la conosciamo) e secondo la teoria del 'dislocamento della crosta terrestre', elaborata negli anni '60, radicali sconvolgimenti geologici le avrebbero conferito un assetto fisico del tutto nuovo, naturalmente a discapito di ogni creatura, in quel frangente, vivente. Il tedesco Emmerich, soppiantato il collega 'rivale' Wolfgang Petersen (Virus letale, La tempesta perfetta, Poseidon -il remake-) è ufficialmente riconosciuto il regista n°1 del 'disaster movie' made in Hollywood. A disposizione un budget stratosferico per confezionare l'ultimo, in ordine di tempo, fumettone spettacolare che ci rinnova il ricordo di quanto poca cosa siamo innanzi all'universo. Effetti speciali a profusione non ci liberano (ancora oggi e più di ieri) dalla spiacevole sensazione di finto che pervade il film per tutto il tempo, trama irrilevante, dialoghi discontinui con inattesi affondi nelle piaghe della nostra contemporaneità (rimanendo comunque in superficie), personaggi improbabili calati in situazioni altrettanto improbabili, tutti, immancabilmente stereotipati. Così, sempre presente è il presidente/uomo tra gli uomini, qui a ricordare Obama, col volto di un maturo Danny Glover (Arma letale), c’è poi la bella Thandie Newton (L'assedio, Crash-contatto fisico) che vive le gioie ed i dolori propri di chi è figlio di un eminente personalità politica, ci sono i cattivi di turno, incarnati rispettivamente -per par condicio- in un pragmatico politico yankee e in un ambiguo magnate russo (!) pure manager di un biondo pugile conterraneo tutto muscoli e poca personalità che fa tanto Rocky IV, incontriamo l'uomo della strada che, per forza di cose, si scopre eroe, il protagonista John Cusack (si gode il successo del grande pubblico, lui che ha sempre lavorato in film non proprio fatti per le vaste platee, scelto evidentemente dopo il successo al botteghino di 1408 ), che come il Tom Cruise de La guerra dei mondi, sfida l’impossibile ed anche di più, bravo nel mostrarsi all'occorrenza impacciato, sconfitto, ironicamente spaventato (per stemperare la tensione!), poco credibile quando la trama impone sfoggio di muscoli e fiato per la salvifica scena obbligata sott'acqua (più congeniale allo Sly Stallone di Daylight e al Kurt Russell di Poseidon -il remake-). Ed infine, il giovane 'umile' scienziato di colore (è il nuovo che avanza) dal multiforme ingegno, perché sa farsi abile stratega politico, carismatico oratore, voce delle coscienze e all’occorrenza fascinoso tombeur des femmes intoccabili. Su tutti il sempre all'altezza Woody Harrelson, 'folle paranoico' che molto ricorda il Mel Gibson di Ipotesi di complotto. Sentimentalismi fuori tempo massimo - l’acqua sale!-, insostenibile buonismo, poche buone idee, un po' troppi tempi morti, irritante semioscurità che cala perenne nella seconda parte del film, spettacolarità deludente da mediocre parco giochi, predicozzi morali, intenzione di sovvertire l'ordine delle cose e identificare nel terzo mondo il nuovo mondo su cui ricostruire la vita e, come ciliegina sulla torta, reiterati elogi (su commissione?) all’allora 'magnanimo' Presidente del Consiglio, il Berlu. Prodotto debole, non all'altezza delle aspettative e al di sotto dello standard delle ultime pellicole del filone catastrofico a cui attinge (o dovremmo dire saccheggia spudoratamente?) indisturbato, ereditando perfino la sfibrante prolissità del fracassone e fracassante Armaggeddon. Sovraccarico e vuoto. Monumento all'incoerenza perché predica la convivenza pacifica, il rispetto fra le diversità, l'aiuto reciproco e poi lascia a se stesse migliaia di persone che avrebbero avuto maggiori possibilità di salvezza se si fossero imbarcate sul mastodontico aereo sovietico zeppo di automobili di lusso che l'ipocrita senso morale vuole, poi, ridotte a rottami. Reazionario, perché non esita ad eliminare rivali in amore troppo scomodi per la solidità della perfetta famigliola yankee, destinata a sopravvivere alle più grandi sciagure e, senza aver subìto un graffio (dentro e fuori), si fa trovare pronta per una nuova rigogliosa rinascita. Terribile!

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