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Regia di James Cameron vedi scheda film

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La recensione su Avatar

di lamettrie
10 stelle

Un dramma epico di straordinaria intensità, e assolutamente moderno. C’è tutto per interessare la sensibilità di noi uomini dell’inizio del XXI secolo. Uno dei più belli, e completi, film che io abbia mai visto.

Il senso è la critica verso la nostra tradizione occidentale: che è stata soprattutto dedita a depredare, e fare la guerra a innocenti come migliore viatico per rubare. Interessante è che, al di là dell’oggetto del film, la classe dirigente dei pochissimi ricchissimi ha inventato, da almeno 40 anni, un mezzo più dolce per ottenere lo stesso successo criminale: rubare e schiavizzare senza il ricorso alla guerra, ma solo con i mezzi della “tecnica”, come dicono tanti filosofi giustamente. Questa è un’arma più efficace delle bombe nucleari, e più mortifera e delinquenziale di esse: è un certo modo, e studiato dalle menti più raffinate venute fuori dalle migliori università, di metter insieme conoscenza, tecnologia e finanza. Il più praticato, purtroppo, almeno nelle speranze: perché è l’unico che porta davvero soldi.

Questo occidente ha avuto bisogno dell’inganno: esige la presenza di talpe, gli infiltrati, i classici agenti segreti. Non bastando a un certo punto l’inganno, si usano le maniere forti, ma l’obiettivo è lo stesso: la violenza rapace, ossia la violenza di chi vuol rubare.

Sono chiari riferimento agli indios, per la natura del mondo inventato, e per la loro fisionomia. Avatar ricorda per molti versi un altro capolavoro come Mission.

Bellissimo riferimento alla unione con la natura, mentre gli occidentali la distruggono, solo per fare i soldi sul loro (nostro) pianeta.

Gli effetti speciali sono stupendi: sotto la veste spettacolare non manca nulla a questo film meraviglioso, creatura perfetta del regista Cameron, che ha scritto soggetto e sceneggiatura.

A testimonianza di ciò c’è anche il finale di guerra epico, che viene risolto dalla natura che si ribella ed è più forte dell’uomo.

Il film instilla un doveroso orrore verso i marines, e in generale, verso la classe dirigente americana,  in quanto guerrafondaia: la classe dirigente più violenta del mondo, quella che nell’ultimo secolo  ha fatto più danni al mondo (e lo si dice pur ricordando appieno tutti i pregi che il mondo ha ricevuto dall’influenza a stelle e strisce, sia chiaro). Questi statunitensi dicono  che loro “lottano per la libertà… Devono usare il terrore per prevenire il terrore”, quando invece hanno colpa solo loro, sia perché iniziano la violenza, per rubare, sia per la tecnologia, che crea armi insuperabili. A meno che, come qui, la natura non sia ancora così controllabile e si rivolti contro.

La storia d’amore è molto fine, all’interno di una cornice mai retorica.

Il tema dell’avatar, ossia quello indiano della reincarnazione, è gestito in modo in modo molto interessante: permette il cambiamento della propria condizione, sfruttando a proprio vantaggio la condizione che la tecnologia amorale ha creato per il danno della comunità (se si eccettua il vantaggio di un’elite di ricchissimi ladri assassini).

La natura non è idealizzata: è esteticamente favolosa (come possiamo vedere anche sul pianeta terra, se solo vogliamo farlo!), ma in gran parte è ostile agli abitanti di Pandora, come si vede all’inizio. Si vedono mostri, che si difendono attaccando, come  da noi.

La fantascienza è usata per far riflettere, nel modo migliore: ciò che non è verosimile sulla terra, è qui credibile, proprio perché traslato su un mondo ancora non conosciuto.

Quasi tre ore di film non annoiano mai. Il che è raro, detto poi da chi non è particolarmente amante né degli effetti speciali, né del cinema d’azione. Questo è un modo straordinario di fare educazione etica e politica con i bambini. Questa non è finzione: per taluni aspetti, è storia pura, di tutto il ributtante colonialismo occidentale, di cui mi vergogno, e di cui non mi vanto, e di cui evito di far finta di non aver memoria, e di cui evito di far finta di credere che non abbia avuto conseguenze gravissime. Il classico “Gli daremo qualche strada, scuola…”, viene proferito anche qui.

Qui c’è una sorta di lieto fine, in mezzo a migliaia di cadaveri: ma è solo perché l’uomo occidentale non ha trovato ancora tutte le giuste contromisure, come non erano ancora state trovate più volte ai bordi della più impenetrabile foresta. Per trovare le peggiori contromisure, quelle più efficaci, si usano i cervelli: il tristissimo esito dell’uomo di scienza che ha capito che l’unico modo per essere ricco è mettere la propria conoscenza al servizio di ricchi delinquenti.

Le ultime scene fanno capire che gli uomini torneranno, e che la vittoria degli indigeni e la pace è solo temporanea, oltreché pagata a carissimo prezzo.

La dignità appare ben diversa. Gli abitanti di Pandora ne hanno una molto più alta. Ma ne hanno una molto più alta anche coloro che si ribellano al capitalismo (di cui l’imperialismo qui descritto, intenzionalmente e consapevolmente omicida, è solo una branca, per quanto fondamentale e irrinunciabile), e che si convertono: ovvero abbandonano il loro stile di vita precedente, e vanno incontro ai rischi, perfino mortali, di una scelta morale seria. Il film non li esalta, anzi li condanna: erano dalla parte sbagliata, e infatti i primitivi li odiano giustamente, appena scoperto il loro inganno. Ma meglio tardi che mai, per la resipiscenza: la speranza è che essa arrivi per tutti, e non solo per il 5%. Anzi, la speranza è che già il 100% non faccia mai scelte in favore del ricco e potente iniquo, sin dalla più tenera età. Ma per questo ci vuole anche un’educazione seria. Questo film aiuta ad averla.

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