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Still Walking

Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film

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La recensione su Still Walking

di port cros
10 stelle

Come nei successivi "I Wish" e "Like Father, Like Son", in questo film Kore-eda affronta un tema fondamentale nella sua filmografia, quello dei rapporti familiari. Il film ci racconta un giorno d'estate nella vita della famiglia Yokoyama, il giorno in cui, come ogni anno, i due figli Ryota e Chinami, con le rispettive famiglie, tornano a casa degli anziani genitori per commemorare la morte del fratello maggiore Junipei, deceduto anni prima per salvare la vita ad un ragazzo. Il film mette in scene frammenti quotidiani di vita familiare comuni a tante famiglie, ma lascia anche trasparire come tra i membri della famiglia si sia alzato un muro di incomunicabilità e tensioni mai sopite riemergono. La perdita di Junipei, il figlio maggiore "prediletto" ha lasciato dietro di sè un dolore che non si cancella: la sua stanza è stata religiosamente conservata intatta con tutte le sue cose, la madre invita ogni hanno il ragazzo salvato per farlo sentire in colpa, ed il padre, freddo e severo, rimpiange l'erede che avrebbe seguito le sue orme diventando medico. Il figlio superstite Ryota non può fare a meno di sentirsi sempre nell'ombra del fratello morto e di avvertire di non corrispondere alle aspettative dei genitori: il padre avrebbe voluto un figlio medico invece che restauratore e la madre lo rimprovera per non avere una famiglia "normale" (Ryota si è sposato con una vedova che aveva già un figlio). Ryota si sente estraniato dalla sua famiglia di origine: i suoi buoni propositi di ristabilire un contatto coi genitori (portare la madre a fare shopping con la macchina, andare col padre allo stadio) non si realizzeranno mai e rimarà tra di loro un "non detto" insormontabile. Naturalmente nella cultura giapponese, e ancor più in un film di un regista come Kore-eda, i conflitti familiari non esplodono in scenate e lanci di piatti, ma emergono in una miriade di piccoli dettagli, in frasi insensibili dette a basa voce, in discussioni su dettagli apparentemente insignificanti, in saluti freddi ed imbarazzati.
La forza del film, oltre alle immagini poetiche tipiche del registe (la farfalla gialla, i fiori rosa, la città vista in lontananza dall'alto, il tranquilo cimitero) risiede ovviamente soprattutto nella ricchezza dell'introspezione psicologica dei personaggi e dei loro rapporti, e anche nella bravura degli attori nel rappresentarli.
Kore-eda, con la consueta delicatezza dirige una storia maliconica e poetica che commuove, soprattutto nel finale, ma lascia anche un senso di profonda tristezza.

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