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The Reader. A voce alta

Regia di Stephen Daldry vedi scheda film

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La recensione su The Reader. A voce alta

di barabbovich
6 stelle

Berlino, 1958. All'età di 15 anni Michael (Kross) consuma le sue prime esperienze erotiche con una donna molto più grande di lui (Winslet, premiata con l'Oscar per la migliore interpretazione femminile). Il copione predisposto dalla sua "fidanzata" prevede che il ragazzo le legga qualche pagina di romanzo prima di ogni loro convegno amoroso. La donna sparisce improvvisamente e Michael, che studia legge all'università, la ritrova nel 1966 nelle vesti di imputata per crimini nazisti. L'analfabetismo della donna la salverebbe almeno in parte da una pena severissima, ma entrambi non ne faranno parola.
Due interpreti per lo stesso personaggio (Michael) dividono sostanzialmente il film in altrettante parti, al di là del meccanismo narrativo: nella prima la memoria corre più a Malizia e a Il laureato che a Lettere d'amore, a dispetto della superlativa interpretazione del giovane David Kross. La seconda parte vira sul dramma giudiziario e consegna il testimone a Ralph Fiennes, che qui sfodera per un'oretta l'occhio da triglia.
Implacabile esattore del sentimento, come già in Billy Elliott, Stephen Daldry gioca a commuoverci facendo leva sulle colpe della Germania e sul rapporto fra le generazioni. Partito dal romanzo "A voce alta" di Bernhard Schlink e dalla produzione degli scomparsi Anthony Minghella e Sidney Pollack, The reader fa i conti con la memoria dell'Olocausto in una chiave sottilmente ambigua che, pur non ammettendo neppure l'innocenza dell'ignoranza per assolvere i responsabili da quel crimine immondo, si sforza di raccontarne i rudimentali meccanismi psicologici.

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