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Love Story

Regia di Arthur Hiller vedi scheda film

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La recensione su Love Story

di steno79
6 stelle

"Love story" è stato un fenomeno della cultura di massa negli anni Settanta, e come tale non merita l'atteggiamento snobistico con cui è stato spesso liquidato dalla critica. Tuttavia, come film in se' non è niente di eccezionale anche se rivisto oggi: è una storia sentimentale costruita in maniera molto semplice, forse troppo, dallo sceneggiatore Erich Segal, senza rinunciare a luoghi comuni ormai decisamente superati come il rapporto problematico del giovane rampollo con il padre autoritario che naturalmente disapprova la scelta della fidanzata, frasi ad effetto come "Amare significa non dover mai dire mi spiace", ricatti emotivi in alcune scene strappalacrime ecc. La regia di Arthur Hiller ha un suo piglio discreto nelle riprese di New York, naturalmente fa molto affidamento sulle musiche di Francis Lai che commossero le platee di tutto il mondo, in genere rifugge dagli effetti sofisticati ma non manca di qualche invenzione abbastanza efficace come l'uso della macchina a mano nelle scene della partita di hockey. Se non ci fossero gli attori che ci sono rischierebbe di cadere davvero nella mediocrità, tuttavia sia Ryan O'Neal che Ali MacGraw mantengono un'incisiva recitazione che riscatta le debolezze strutturali e certi eccessi di patetismo nella scrittura. La MacGraw fu candidata all'Oscar, ma anche il suo partner non le è da meno, e i caratteristi come Ray Milland e John Marley svolgono dignitosamente il loro compito, diretti con mano sobria dal regista. Non ho letto il romanzo di partenza, che pure ebbe un ampio riscontro commerciale; da notare che la sceneggiatura fu scritta prima del libro da Segal, ma il film uscì nei cinema quasi un anno dopo rispetto al romanzo. Fra i cosiddetti "cancer movies" su malati terminali resta uno dei più famosi, forse non tra i migliori ma comunque ancora abbastanza vedibile.

Voto 6/10

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