Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Jamal (Dev Patel), giovane concorrente di Chi vuole essere milionario?, rivive il suo turbolento passato ad ogni quesito, giungendo trionfalmente al domandone finale.
Danny Boyle mescola reality show, finzione televisiva e tragedie del quotidiano nel contesto povero e corrotto dell’India. Il messaggio è chiaro: la televisione e i media devono infondere l’illusione del benessere, in un paese lacerato dallo sfruttamento dei minori, prostituzione, micro-criminalità e miseria. Che siano le domande degli agenti o il sadico doppio-gioco del presentatore, in ballo c’è sempre l’umanità di Jamal.
La narrazione a flashback sviluppata su tre livelli (l’interrogatorio della polizia, il quiz-show, i ricordi) tiene alta la tensione ma tende anche a dilungarsi eccessivamente, svelando i retroscena drammatici dell’infelice vita del protagonista in una sorta di romanzo di formazione. Non manca l’omaggio a Bollywood (alla regia collabora l’indiana Loveleen Tandan), dileguando il lieto fine e i titoli di coda nel coreografico finale musicale. Il nichilismo di Boyle contrasta però con il messaggio ottimista eccessivamente fiabesco e sentimentalmente stucchevole della storia (tratta dal romanzo Le dodici domande di Vikas Swarup).
Ottimi tutti gli attori, dai protagonisti (Freida Pinto e Dev Patel) ai piccoli esordienti Ayush Manesh Khedekar (Jamal bambino) e Azharuddin Ismail; ma a conquistarsi la scena è Anil Kapoor, il perfido conduttore.
Pioggia di premi con ben sei Oscar e quattro Golden Globe (compresi, per entrambe le compretizioni, miglior film, regia, sceneggiatura, colonna sonora).
L’esilarante trash scatologico col tuffo del piccolo protagonista nella latrina rimanda al lurido cesso di Trainspotting, nel quale s’immergeva Ewan McGregor: ancora, una deformazione grottesca della contemporaneità dal punto di vista della civiltà dei bassifondi, tema molto caro al regista inglese.
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